Politica economica

Coldiretti blinda il Brennero: "Stop cibi finti made in Italy"

Il presidente Prandini: «Indicazione d'origine obbligatoria in tutti i Paesi della Ue». A rischio il 20% della produzione

Coldiretti blinda il Brennero: "Stop cibi finti made in Italy"

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Pomodori San Marzano provenienti dall'Olanda, formaggi marchiati «Alpinella» dalla Germania, persino pane di Altamura partito dalla Repubblica Ceca e diretto proprio nella città pugliese simbolo del prodotto Dop. Carabinieri dei Nas, Guardia di Finanza e Polizia aprono come scrigni i «tir dell'orrore» che sfilano al confine tra Austria e Italia davanti agli sguardi attoniti di diecimila agricoltori. I controlli vengono trasmessi in diretta sui maxischermi, mentre uno speaker fa la telecronaca dell'ispezione tra applausi, urla di protesta e sbigottimento.

Nella due giorni di mobilitazione indetta da Coldiretti al Brennero quasi un centinaio di tir e autobotti vengono sezionati dalle forze dell'ordine sotto lo sguardo attento di chi vive sulla propria pelle la concorrenza sleale del mercato alimentare. È la rappresentazione più plastica con la quale - in un luogo simbolico come la frontiera - l'associazione degli agricoltori ha voluto smascherare i prodotti «fake in Italy», che ogni giorno entrano nella grande distribuzione spesso adornati da tricolori e Stivali. «Un'invasione», si ripete più volte davanti al mare giallo di imprenditori arrivati ai piedi delle Alpi da tutta Italia.

La richiesta che riecheggia al Passo del Brennero è univoca: fermare i prodotti esteri spacciati per italiani senza standard di qualità e sicurezza e di tutela dell'ambiente. Come farlo? L'etichetta d'origine su ogni prodotto alimentare e leggi uniformi tra i Paesi dell'Ue.

«L'obbligo dell'indicazione d'origine va reso obbligatorio in tutti gli stati membri dell'Unione Europea, in modo che i consumatori abbiano, ovunque, evidenza compiuta di quello che acquistano arringa dal palco il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini -. E va fatto valere il principio di reciprocità: le regole imposte alle imprese agricole italiane devono valere ogni volta che viene importato un prodotto straniero. Altrimenti è concorrenza sleale».

D'altronde secondo uno studio dell'Università di Wageningen, l'Europa rischia di perdere fino al 20% della sua produzione alimentare, a causa delle regole troppo stringenti, con l'effetto di rendere il Vecchio Continente sempre più dipendente dalle importazioni dall'estero. Da qui la richiesta di una maggiore semplificazione, sulla scia dei risultati già ottenuti dopo le mobilitazioni della Coldiretti a Bruxelles.

Ma la battaglia di Coldiretti non si è esaurita con la due giorni di proteste: dal valico è stata infatti lanciata #nofakeinitaly, la raccolta di un milione di firme per una legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di ciò che arriva a tavola.

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