Economia

Eni, la Borsa promuove l'alleanza con la Cina

LondraNuova politica di remunerazione, investimenti per 56,8 miliardi (1,6 miliardi in più rispetto al precedente piano per le nuove opportunità, soprattutto in Mozambico) sostenuti da una forte generazione di cassa pari a 20 miliardi l'anno e, infine, una produzione di idrocarburi in crescita almeno del 4% annuo al 2016. Sono i tre punti attorno a cui ruota il piano industriale al 2016, di Eni, presentato dall'ad Paolo Scaroni. «Mi attendo, inoltre - ha aggiunto - che la chimica cessi di perdere soldi e la raffinazione torni al profitto». Il mercato ha apprezzato: il titolo ha chiuso in rialzo del 3,1%, a 18,49 euro. Su uno dei temi più caldi degli ultimi mesi, quello legato alla presenza di Eni nel capitale di Saipem, Scaroni spiega che «è stato un investimento fenomenale; non abbiamo alcuna fretta di vagliare altre strade».
Quanto al prossimo futuro (il cda è in scadenza tra un anno), il manager sottolinea come «il contratto preveda espressamente che io mi renda disponibile a un nuovo incarico. Poi vedrà». Per i prossimi quattro anni Scaroni punta su aree chiave, come la Russia (Yamal), il mare di Barents, il Kazakhstan, il Venezuela, l'Asia e l'Africa sub-sahariana. I progetti che entreranno in produzione nel periodo aggiungeranno più di 700mila boe al giorno di produzione. Molte speranze sono poi riposte anche nell'«alleanza strategica» con Petrolchina che, da un lato prevede l'ingresso di questi ultimi nell'Area 4 in Mozambico (che resta per il 50% in mano a Eni), e dall'altro un accordo di cooperazione dei due gruppi nei gas non convenzionali in Cina. «Chiunque nel mondo avrebbe voluto siglare un accordo simile», conclude Scaroni, rispondendo ai dubbi sollevati in conferenza sul prezzo riconosciuto da Petrolchina per l'ingresso in Mozambico (4,2 miliardi di dollari per la partecipazione). Il manager precisa poi di non essere alla ricerca di grandi acquisizioni, pur avendo a disposizione risorse sufficienti per attività complementari a quelle del gruppo e per stringere ulteriori partnership.

Quanto alla remunerazione è subito evidente che, con questo piano industriale, il colosso petrolifero tenta di svoltare e, dopo aver per anni pagato una cedola in linea con l'inflazione, ha annunciato di voler percorrere, a determinate condizioni, la strada di «dividendi progressivi»(intanto sul 2013 verrà proposta una cedola di 1,1 euro, in crescita del 2% circa dagli 1,08 pagati sul 2012) e il via al piano di buy-back.

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