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Juve, Elkann temporeggia. "Delisting? No comment"

L'ad di Exor: "Nessun contatto con i fondi". Ma per gli analisti l'aumento non basta. La partita Stellantis

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«Non commento le speculazioni». L'amministratore delegato di Exor, John Elkann va in dribbling davanti a chi gli chiede di un possibile addio della Juventus allo stadio di Piazza Affari. «Nessun fondo straniero ci ha approcciato, né lo abbiamo fatto noi. Non è una prospettiva che ci interessa o comunque attuale», ha precisato ieri il principale erede dell'Avvocato all'Investor Day della holding che si è svolto alla Pinacoteca Agnelli a Torino. E ancora: «Il nuovo vertice ha risolto tutti i problemi che la società ha avuto in ambito sportivo. Ora ci possiamo concentrare sul futuro. Per la Juventus è l'anno zero. L'aumento di capitale è necessario per dare la forza per affrontare il prossimo triennio con forti ambizioni in campo e fuori per potere eccellere».

Parole chiare ma non definitive, visto che secondo alcuni analisti i 200 milioni di aumento non basteranno a garantire il rilancio del club bianconero.

Calciato il pallone in tribuna, Elkann si è soffermato su Stellantis, di cui Exor è prima azionista così come di Ferrari, Iveco e Cnh: per la casa automobilistica italo-francese non c'è in vista alcun trasloco da Milano verso una Borsa estera, come è invece accaduto a Cnh, ora quotata solo a Wall Street. E quanto al rinnovo di Carlo Tavares nella carica di amministratore delegato di Stellantis (era circolata la voce che avrebbe preso il suo posto Luca De Meo), Elkann si è limitato a dire: «Ha un contratto, non commento».

Exor ha comunque in cassa risorse per 2,2 miliardi, di cui mezzo miliardo è ancora disponibile. Nel dettaglio la generazione di cassa tra il 2022 e il 2024 - considerando la vendita di PartnerRe e i dividendi incassati dalle partecipate - è prossima a 10 miliardi, di cui 3,5 sono stati investiti nell'acquisto del 15% di Philips e di una quota in Istitut Merieux, 1,7 miliardi in investimenti (inclusi Lingotto e Ventures) mentre 1,3 miliardi sono stati destinati al buyback di azioni Exor e 600 milioni alla riduzione del debito, attualmente a quota 3,7 miliardi con prospettive di ulteriore taglio. Quanto allo shopping Exor è pronta a valutare le opportunità sia per le società già in portafoglio sia per i nuovi investimenti, a partire dai settori della «sanità e delle tecnologie». Quanto invece al lusso «esploriamo altre strade, ma Golden Goose non è nella parte di mercato che ci interessa», ha precisato Elkann. E ancora: «Cnh sta facendo un anno molto forte, ha informato il mercato delle difficoltà del settore agricolo e ha messo in piedi iniziative per affrontarle. Iveco è su una buona traiettoria e il mercato ha apprezzato, ha avuto una grande commessa di autobus in America Latina ci sono tante attività che stanno andando bene».

L'erede di Gianni Agnelli non ha poi mancato di toccare il settore dell'editoria, visto che al gruppo fa capo Gedi con i quotidiani Repubblica, la Stampa, Il Secolo XIX e il settimanale The Economist. «Il settore non è dei più facili - ha esordito - Quello che Gedi ha fatto in questi anni è cercare di definire il perimetro nel quale poteva agire in termini di trasformazione». Quanto alla possibilità di altre dismissioni dopo la vendita dei giornali del Nord-Est e dell'Espresso, «l'ambito locale e i periodici non sono di nostro interesse.

Non c'è niente di incoerente tra quello che abbiamo fatto in questi anni e le intenzioni manifestate quando abbiamo acquistato Gedi», ha sottolineato.

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