Economia

L'appello di 101 economisti: "Governo non firmi accordo all'Eurogruppo"

Un appello lanciato da 101 economisti mete in guarda il governo: "L'accordo raggiunto dall'Eurogruppo sugli interventi europei per fronteggiare la pandemia è insufficiente"

L'appello di 101 economisti: "Governo non firmi accordo all'Eurogruppo"

Un appello lanciato da 101 economisti e pubblicato sul sito di MicroMega mette in guardia il governo giallorosso sulla gestione della ripresa economica e sulla partita, ancora aperta, da giocare a Bruxelles.

"L'accordo raggiunto dall'Eurogruppo il 9 aprile scorso sugli interventi europei per fronteggiare la pandemia e le sue gravissime conseguenze economiche – si legge - è insufficiente, prefigura strumenti inadatti e segna una continuità preoccupante con le scelte politiche che hanno fatto dell'eurozona l'area avanzata a più bassa crescita nel mondo. Non prende atto dell'eccezionalità della situazione, senza precedenti almeno nell'ultimo secolo, né del fatto che questo sconvolge i paradigmi che hanno guidato la politica economica negli ultimi decenni".

Tra i firmatari dell'appello rivolto al governo troviamo, tra gli altri, l'economista francese Jean-Paul Fitoussi (Sciences Po Parigi), James K. Galbraith (Univ. of Texas, Austin) e Nicola Acocella (univ. Roma La Sapienza).

Un accordo da rigettare

In ogni caso il messaggio prosegue con una critica mossa ai ministri delle Finanze, tra i quali, si legge nell'appello, "sembra prevalere l'idea che quanto sta accadendo possa essere circoscritto nel tempo a una parentesi relativamente breve, chiusa la quale si possa tornare senza problemi a comportarsi come prima. Non è così, come ha ben spiegato una personalità di riconosciuta competenza come l'ex presidente della Bce Mario Draghi".

L'eccezionalità delle circostanze, rileva, "dovrebbe far prendere in esame provvedimenti eccezionali, che dovrebbero avere almeno due caratteristiche essenziali: essere attivabili in tempi il più possibile brevi; ridurre al minimo possibile l'aumento dell'indebitamento degli Stati, già destinato inevitabilmente a crescere per finanziare gli interventi indifferibili per ridurre i danni della crisi".

La sola opzione che risponda a questi due requisiti, sottolineano gli economisti, "è il finanziamento monetario di una parte rilevante delle spese necessarie da parte della Bce. Si tratta di una opzione esplicitamente vietata dai Trattati europei. Ma anche i trattati, in caso di necessità, possono essere sospesi nel rispetto del diritto internazionale e questo è oltretutto già avvenuto. La monetizzazione di spese giudicate inderogabili non è una procedura inusitata. È stata appena formalizzata nel Regno Unito, mentre le più importanti banche centrali del mondo - Federal Reserve e Bank of Japan - la praticano di fatto. In Italia viene ormai proposta da economisti dei più diversi orientamenti: è raro che una proposta venga condivisa da diverse scuole di pensiero".

Al prossimo Consiglio dei capi di Stato e di governo, che dovrebbe ratificare l'accordo dell'Eurogruppo, sottolineano i 101 economisti, "l'Italia dovrebbe invece rigettarlo, e proporre che la parte più importante degli interventi anti-crisi, il cui volume dovrebbe raddoppiare per estendersi almeno al prossimo anno, sia attuata con un intervento della Bce.

In caso di rifiuto da parte degli altri partner, la strada meno dannosa sarebbe quella di dare seguito a ciò che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto di recente: per questa emergenza, 'Faremo da soli'".

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