Economia

Malacalza rompe il dialogo: «No» all'invito di Tronchetti

Malacalza rompe il dialogo: «No» all'invito di Tronchetti

È di nuovo scontro aperto tra Tronchetti e Malacalza. Mentre il mercato scommetteva su uno sblocco della situazione che da mesi divampa nella galassia della Bicocca, dove le due società sono vincolate da patti di sindacati in Gpi e Camfin, il gruppo genovese ha prontamente freddato gli entusiasmi.
Oggi avrebbe dovuto tenersi un incontro tra i due azionisti per definire i termini di una separazione che avrebbe facilitato l'uscita della famiglia genovese (o la loro permanenza nel gruppo in un ruolo solo finanziario) e il riassetto della catena con il delisting di Camfin e l'avvento nell'azionariato di nuovi soci, Intesa, Unicredit e Clessidra. Ma i Malacalza che, da sempre chiedono un ruolo industriale e guardano a Pirelli, non si presenteranno, lasciando «attonito» Tronchetti.
Ieri la giornata è partita sottotono per poi accendersi sul finale. Nella tarda mattinata la Mtp spa, la holding a monte dell'universo di Marco Tronchetti Provera, ha ufficializzato l'invito a Malacalza Investimenti per un incontro, da tenersi il 23 maggio, per «definire la definitiva e completa separazione delle rispettive partecipazioni in Gpi Spa». Nella nota, Mtp sottolineava come la separazione sia stata «richiesta dalla stessa Malacalza Investimenti». A fine ottobre, infatti, il gruppo genovese aveva chiesto il «trasferimento in proprio favore di un compendio patrimoniale di Gpi (attivo e passivo) proporzionale alla partecipazione detenuta e in particolare una partecipazione in Camfin pari al 13% circa». Ma la richiesta era stata respinta dal cda di Gpi a novembre. In serata, a stretto giro di posta, è arrivato il no grazie del gruppo genovese: «I tempi» e «la concomitanza» con il riassetto ipotizzato « dalla stampa, nei contorni descritti, snatura la nostra partecipazione industriale in Camfin». La nota poi accenna a «ulteriori condizioni poste» da Tronchetti Provera. Risposta che «ci lascia non solo stupiti ma francamente attoniti», si legge nella lettera inviata dalle società del numero uno di Pirelli, che rinnova al socio genovese l'invito all'incontro, garantendo la consegna «tempestiva» delle azioni. «Vi abbiamo comunicato, e qui vi confermiamo - scrive - che siamo pronti a consegnarvi azioni Camfin pari al 13,19769% del capitale sociale senza condizioni di sorta, salvo la naturale conseguente cessazione dei patti parasociali». Il divorzio sarebbe andato benissimo ai Malacalza in autunno. Oggi meno. Nonostante il 12,1% detenuto direttamente in Camfin e circa il 31% di Gpi (a cui fa capo il 42% di Camfin), il riassetto estrometterebbe i Malacalza dal controllo e dalla gestione. Secondo quanto finora trapelato, Clessidra, Unicredit e Intesa Sanpaolo lavorerebbero a una newco pronta, con l'appoggio di Tronchetti, a lanciare un'Opa su Camfin. Nel dettaglio Intesa e Unicredit avrebbero messo a disposizione 450 milioni che, per il 71% di Camfin, equivarrebbe a 0,80 euro per azione. In un secondo tempo sarebbe prevista la fusione tra Gpi e la Camfin. Il nuovo azionariato di Pirelli vedrebbe in maggioranza le banche e Clessidra, mentre l'imprenditore milanese continuerebbe a guidare le sorti del gruppo. I Malacalza, indirettamente, avrebbero una percentuale intorno al 7% del colosso di pneumatici.

Ma non è detto che lo ritengano sufficiente.

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