Economia

Manovra, il Superbonus blocca tutto

Rischio elevato di votare la legge in Aula senza mandato ai relatori

Manovra, il Superbonus blocca tutto

Lavori in stallo in Senato sulla manovra. La commissione Bilancio avrebbe già dovuto iniziare a votare gli emendamenti, ma la Ragioneria generale dello Stato deve ancora terminare l'esame delle proposte di modifica del Parlamento. La convocazione delle riunioni odierne è stata annullata e dunque si comincerà domani, ma non è escluso che il maxiemendamento arrivi direttamente in Aula senza che sia conferito mandato ai relatori (un unicum per la legge di Bilancio). Tra le problematiche non ancora risolte le modifiche al Superbonus, che i relatori stanno negoziando direttamente con il ministero dell'Economia, incaricato di accertarne le coperture. Gli incontri al ministero proseguiranno anche oggi ma tra la disponibilità di 600 milioni per gli emendamenti e una proposta di modifica che elimina il tetto Isee per le ristrutturazioni delle villette (con l'unico obbligo di effettuare almeno il 30% dei lavori entro il 30 giugno) c'è chiaramente un abisso. Permane incertezza anche sul prolungamento degli incentivi al fotovoltaico e sull'aumento del bonus mobili da 5mila a 10mila euro. Sembra invece chiusa la questione della rottamazione quater. L'estensione dei pagamenti a 180 giorni per le cartelle che arriveranno dal primo gennaio è l'unica misura che potrà accontentare il centrodestra.

Ieri il governo ha presentato il proprio emendamento alla legge di bilancio sulle delocalizzazioni, insieme ad altre due proposte (stabilizzazione magistrati onorari e semplificazione della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici). Come detto in precedenza, non vi è certezza che i senatori possano subemendare queste norme perché ormai il tempo è praticamente scaduto considerato che la manovra sarà votata giovedì 23 dicembre per essere approvata definitivamente dalla Camera tra il 27 e il 30. Questo enorme ritardo pone problemi anche a sinistra perché Leu, che fa parte della maggioranza, ritiene troppo blanda la norma che impone alle aziende con almeno 250 dipendenti che vogliono trasferirsi all'estero un piano per diminuire l'impatto sociale dei licenziamenti da effettuare in questi casi. M5s ha invece trascorso la giornata di ieri a spiegare come l'emendamento sia risolutivo e non eccessivamente penalizzante nei confronti delle imprese (che però rischiano di pagare contributi Naspi doppi in caso di inosservanza). Le tensioni accumulate su due fronti dell'arco parlamentare che sorregge il governo Draghi rischiano di riverberarsi nei prossimi passaggi.

La norma per la stabilizzazione delle toghe onorarie, infine, nasce dalla procedura di infrazione avviata dalla Commissione Ue.

L'emendamento presentato dal governo prevede che possano essere confermati a tempo indeterminato a domanda sino al compimento del 70simo anno di età e dunque sino al raggiungimento della pensione.

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