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Stellantis taglia 2mila addetti. Pesa anche la sfida elettrica

Accordo con i sindacati per le uscite incentivate entro fine anno. Ma la Fiom non ci sta: "Garanzie sugli stabilimenti"

Stellantis taglia 2mila addetti. Pesa anche la sfida elettrica

Stellantis continua il piano di ottimizzazione interna, incentivando le uscite di una parte del personale: l'accordo appena siglato con i sindacati, Fiom esclusa, riguarderà al massimo 2mila dipendenti, circa il 4,4%, su un'occupazione in Italia intorno a 47mila unità, e sarà operativo fino al 31 dicembre prossimo. Le misure, precisano le sigle firmatarie (Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr), si rivolgono in ogni caso solo a determinate mansioni, per lo più tra gli indiretti alla produzione. Interessati sono i siti di Cassino, Mirafiori, Enti Centrali, Pratola Serra, Termoli e Cento.

Mantenendo l'impegno a non chiudere impianti in Italia, preso in occasione della nascita di Stellantis, questi provvedimenti sono le dirette conseguenze della transizione verso una mobilità solo elettrica dal 2035, come emerso dal recente voto del Parlamento Ue. Di fatto, all'interno del gruppo guidato da Carlos Tavares è in corso una sorta di cambio generazionale, a causa di un'evoluzione sempre più orientata all'elettrificazione e alla digitalizzazione, anche se i nuovi ingressi risulteranno alla fine inferiori alle uscite. Tavares, comunque, guardando al futuro e alla situazione complessa relativa al mercato delle auto elettriche, ha più volte lanciato alle istituzioni di Bruxelles il seguente allarme: «Senza una tecnologia dai costi accessibili per la classe media, in pochi anni ci troveremo con prodotti che hanno prezzi molto superiori a quelli convenzionali, il che si tradurrebbe nella perdita del grande pubblico e il mercato si ridurrebbe in modo significativo». Da qui la via obbligata dei costruttori di «fare scelte impopolari, come la chiusura delle fabbriche». «Se il mercato si contrae non occorrono tanti stabilimenti», così Tavares, senza fare riferimenti specifici, in uno dei suoi ultimi interventi. Proprio oggi, come previsto, chiude la fabbrica americana di Belvidere, in Illinois, dedicata alla produzione della Jeep Cherokee: 1.350 i lavoratori coinvolti.

In Italia, intanto, si va avanti con «le uscite volontarie e il criterio esclusivo della non opposizione, che esclude la possibilità di esuberi coatti», come si legge nella nota dei sindacati firmatari. L'accordo non è stato invece sottoscritto dalla Fiom, che ha da poco confermato Michele De Palma segretario generale, secondo cui «Stellantis continua per la strada della riduzione dell'occupazione senza prospettive future», come puntualizza Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive.

Per questa organizzazione, «è necessario che il tavolo avviato dal ministro Adolfo Urso, lo scorso 14 dicembre, diventi permanente: Stellantis deve dare risposte e garanzie sul futuro dei propri stabilimenti, degli enti di staff e dell'indotto dove si stanno per aprire le prime gravi crisi industriali». La Fiom ricorda anche che dal 2021 l'organico di Stellantis conta 7mila unità in meno.

Nel frattempo, tra i casi aperti, in Italia continua a preoccupare il futuro dei 700 lavoratori dichiarati in esubero dalla Bosch di Bari.

La situazione è resa ancora più complessa dal voto Ue sul «tutto elettrico» dal 2035, visto che nella fabbrica pugliese si producono componenti per motori Diesel.

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