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«Era attento al cattolicesimo e non si è mai proclamato ateo»

Giorgio Galli è uno storico e un politologo esperto della storia del Partito comunista italiano. Si è più volte interessato del rapporto tra fede e politica.
Professore, come era vista la religione dai partiti comunisti negli anni ’30?
«Gli anni ’30 furono un momento di forte scontro. Non era ammissibile che un militante, soprattutto se in posizioni di rilievo, dicesse pubblicamente di essere credente. Il Pci inserì nello statuto la compatibilità tra religione e militanza solo nel 1945, quando Togliatti, aspirando a un partito di massa, fece i conti con il fatto che gli italiani erano cattolici...».
Ma negli scritti di Gramsci c’è una professione esplicita di ateismo?
«Che io sappia no, non si è mai dichiarato ateo. La questione della religione viene presentata in altri termini, legata alla prassi politica».
Ma era attento al cattolicesimo?
«Sì, soprattutto al Partito popolare in cui vedeva, forse impropriamente, delle similitudini con il Partito socialrivoluzionario russo, a partire dalla base agraria...».
Ma si può parlare di una qualche forma di spiritualità in Gramsci, nei suoi scritti?
«Domanda complessa. Certamente il pensiero di Gramsci è meno materialista di quello di Marx. E qualche anno fa un mio collega, il filosofo Luciano Parinetto, ha sostenuto che nemmeno per Marx si può parlare di puro materialismo. Allora è ovvio che si possa parlare di spiritualità in Gramsci. Questo a prescindere da un’eventuale “conversione”, alla quale non credo».
Gli scritti di Gramsci prima di essere pubblicati sono passati al vaglio del Partito...
«Si sa per certo che Togliatti visionò le carte. E nella prima edizione vennero eliminate quelle parti che parlavano del complesso rapporto con l’Internazionale e le posizioni critiche verso il partito e il comunismo russo».
E se fossero spariti anche accenni alla religione?
«Questo non lo credo... Quello che venne omesso è stato tutto recuperato, a quanto ne sappiamo».
Ma quando nel ’45 il partito ha aperto alla religione ci sono stati degli «outing»?
«Sì. Mi viene in mente il caso di un deputato, credo fosse Luigi Silipo».
Quindi la presenza di cattolici era possibile anche negli anni ’30. La fede non segue le scadenze di statuto?
«Possibile, ma la documentazione non esiste. Nessuno può rispondere sul “foro interiore”.

Gli storici su questo non hanno molto da dire purtroppo».
Ma se ci fosse stata una conversione, si dovrebbe fare una rilettura?
«Non credo. Il corpo dottrinale è invariato. E le ripeto: meno materialista di quanto si creda...».

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