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Più divieti sul fumo che sulla cannabis. E l'America si spacca

Il Colorado ha legalizzato la cannabis ma alzerà a 21 anni l'età per le "bionde"

Più divieti sul fumo che sulla cannabis. E l'America si spacca

New York - L'America si spacca sullo spinello libero e mostra sia sul piano culturale sia su quello politico tutte le contraddizioni di un Paese che cerca da una parte l'emancipazione, ma dall'altra rimane aggrappato ad antichi valori e a rinnovati timori. Mentre il Colorado e lo Stato di Washington continuano a essere mete dei turisti della cannabis, che prendono d'assalto i primi coffee-shop aperti negli Usa, in tutta la nazione è in corso un serrato dibattito sull'opportunità di estendere le norme sulla liberalizzazione. L'America proibizionista ha alzato la testa e aumentano le resistenze del fronte anti-marijuana a livello locale, con città e contee da un capo all'altro degli Usa che vogliono vietare la vendita. E col paradosso che in Colorado, dove la marijuana è stata appena legalizzata, potrebbe presto entrare in vigore una legge che alza a 21 anni l'età per l'acquisto di tabacco o alcol. Il dibattito non esclude nemmeno le alte sfere politiche: meno di due settimane fa il presidente Barack Obama in un'intervista fiume al New Yorker ha spiegato che secondo lui «la cannabis non è più pericolosa dell'alcool». Mentre a guidare la controffensiva è un alfiere dei liberal, Patrick Kennedy, rampollo del clan politico più famoso d'America, il quale si oppone allo slancio tollerante di Obama spiegando come a suo parere «i rischi potenziali per la salute non sono stati adeguatamente esplorati», e raccogliendo appoggi trasversali a destra e sinistra. Ma il dibattito riguarda addirittura il Super Bowl, la finalissima di football americano in programma domenica al MetLife Stadium, in New Jersey. Fuori dall'arena dove Denver Broncos e Seattle Seahawks si contenderanno il titolo, cinque cartelloni pubblicitari esortano alla liberalizzazione. «Più sicura dell'alcol...e del football», si legge sui tabelloni affittati dal «Marijuana Policy Project», gruppo di pressione che chiede alla Nfl, la lega professionistica di football americano, un atteggiamento più tollerante a favore della cannabis. Sul fronte medico invece, in Florida fa discutere una proposta di alcuni politici e specialisti del settore, i quali hanno lanciato l'idea di somministrare un estratto della marijuana ai bambini che soffrono di gravi patologie, come forme molto accentuate di epilessia. Uno degli aspetti fondamentali di questa vicenda è anche quello legale, che rimane di fatto ancora irrisolto: anche se in venti Stati del Paese (più il District of Columbia, dove si trova la capitale Washington), la vendita della cannabis è stata legalizzata per uso terapeutico e in alcuni casi anche per uso ricreativo, a livello federale l'erba rimane illegale. E il «Controlled Substances Act», entrato in vigore nel 1970, la classifica addirittura tra le droghe più pericolose al pari di eroina, Lsd ed ecstasy. Il mosaico di leggi e regolamenti in materia ha portato alla reticenza delle banche, che temono di incappare in guai con la giustizia. Così commercianti e produttori si trovano a fare i conti con la difficoltà di ottenere prestiti, aprire un conto corrente oppure avere una carta di credito, e sono costretti a effettuare le loro operazioni quasi solo in contanti, con gravi pericoli sul fronte della sicurezza. Sul tema è intervenuto anche il ministro della Giustizia Eric Holder, il quale ha assicurato - probabilmente su sollecitazione di Obama - che la questione sarà presto risolta. Il dibattito sullo spinello libero tuttavia non rimane confinato agli Stati Uniti.

Alcune realtà italiane stanno considerando l'ipotesi della vendita libera della cannabis a scopo terapeutico e in Brasile un giudice ha assolto un trafficante di marijuana con la motivazione che proibire tale droga è incostituzionale.

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