Europa

Il via libera Ue e il "no" di Italia e Ungheria: cosa cambia ora sulle case green

L'Ecofin dà il via libera alla direttiva case green riveduta. Italia e Ungheria unici Paesi a votare contro: ecco perché. Cosa cambia ora con le nuove norme di Bruxelles

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Tutto green ed ecosostenibile, il futuro voluto dall'Ue. Alla fine, però, non si è ben capito chi dovrà pagare il conto. L'Ecofin ha adottato la direttiva riveduta sul rendimento energetico nell'edilizia. Solo Italia e Ungheria hanno votato contro per ragioni prudenziali e di buon senso, mentre Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovenia e Svezia si sono astenuti. Così, il Consiglio Economia e Finanza ha confermato l'accordo raggiunto nelle scorse settimane dall'Europarlamento sulle case green e ha dato il via libera definitivo alla stangata sui cittadini (e sulle loro case) in nome dell'ambiente.

La direttiva sarà ora pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore venti giorni dopo. I ventisette Paesi membri avranno poi due anni di tempo per adeguarsi e in quel periodo dovranno presentare all'Ue un piano nazionale di ristrutturazione, ovvero una tabella di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi. Una delle modifiche apportate al testo riguarda infatti proprio una maggiore autonomia attribuita alle nazioni nella definizione dei percorsi da svolgere per raggiungere il comune obiettivo di avere un parco immobiliare completamente decarbonizzato entro il 2050. L'Italia aveva sempre espresso un parere contrario alla normativa, denunciandone il carattere ideologico e i rischi legati ai costi di questa transizione imposta dall'alto.

Anche nel voto odierno, il nostro Paese ha ribadito quella posizione. E altrettanto ha fatto l'Ungheria. "Abbiamo votato contro la direttiva green, si è purtroppo concluso l'iter. La posizione italiana è nota. Il tema è chi paga, visto che abbiamo delle esperienze in Italia abbastanza chiare in proposito", ha dichiarato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, in un punto stampa a margine dell'Ecofin a Lussemburgo. Considerazioni sacrosante, visto che - secondo alcune recenti stime - la follia green costerà fino a 55mila euro a famiglia. Proprio su queste pagine avevamo poi raccolto la preoccupazione degli esperti del settore mobiliare, secondo i quali l'operazione potrebbe portare a una svalutazione degli immobili più datati (e dunque considerati inadeguati ai nuovi standard) fino al 40 per cento.

"È una bellissima direttiva, bellissima ambiziosa, ma alla fine chi paga? Noi abbiamo delle esperienze in Italia in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi che ci ha messo lo Stato, cioè tutti gli altri italiani. E diciamo che è un'esperienza che potrebbe insegnare qualcosa", ha evidenziato ancora il ministro Giorgetti, evocando i disastrosi effetti del superbonus grillino. "Devo dire che quando sono arrivato qua la prima volta diversi colleghi mi chiedevano 'ma com'è l'esperienza del superbonus' e io già allora gli avevo sconsigliato di avventurarsi su questo terreno. Credo che ci sia da riflettere. È giusto immaginare di rifare tutte le case green ma ribadisco chi paga? Cioè le famiglie, gli Stati l'Europa?", ha concluso l'esponente del governo Meloni.

Secondo le nuove regole, nel 2030 tutti gli edifici non residenziali saranno al di sopra del 16% degli edifici con le peggiori prestazioni ed entro il 2033 al di sopra del 26% degli edifici con le peggiori prestazioni in termini di prestazione energetica. Ciò porterà a una graduale eliminazione degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni. Entro il 2030 tutti i nuovi edifici dovrebbero essere edifici a emissioni zero ed entro il 2050 il patrimonio edilizio dovrebbe essere trasformato in un patrimonio edilizio a emissioni zero.

Sulla carta, ora è tutto definito; all'atto pratico, tuttavia, nessuno può dare certezze né sulla riuscita né sugli effetti indesiderati di una così drastica direttiva.

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