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Un disastro targato "green"

Gli stabilimenti Fiat italiani sono a rischio per il green deal

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Gli stabilimenti Fiat italiani sono a rischio per il green deal. Gli incentivi non sono la soluzione e il Governo deve fare il Governo, non l'azionista. Uno. L'Italia è respingente verso la manifattura perché da decenni non ha una politica industriale. Lo vediamo in tanti settori, non solo nell'auto. Senza una strategia lo Stato si riduce a usare i soldi dei contribuenti come un idrante per spegnere le piccole e grandi crisi. Serve altro. Per produrre ci vuole energia a basso costo, tipo quel nucleare a cui abbiamo due volte voltato le spalle. Se poi il Paese è stretto e lungo e distante dai mercati europei, ti servono strutture logistiche, tipo snodi ferroviari e portuali, non l'illusione di un ponte dove non passerà mai nessuno. Due. L'industria automotive è stata messa all'angolo proprio dalla politica europea e l'Italia paga il prezzo più alto. La Commissione ha imposto una virata verso l'elettrico che richiede forti investimenti e una quota di vendite di auto elettriche già adesso, ben prima del 2035. Peccato che il mercato non voglia queste auto nella misura necessaria scordatevi il 100% a cui non crede più nessuno, semmai qualcuno l'abbia davvero fatto. Se però devi rispettare una quota di elettrico, l'unica è centellinare le vendite delle auto termiche. E quale butti dalla torre, quelle che costano di più? No, quelle di primo prezzo su cui negli anni scorsi già perdevi soldi ma le spingevi per tenere aperti gli impianti. Toh, siamo arrivati al punto. Questo giochino ha fatto crollare in pochi anni la produzione europea da 15 a 11 milioni di auto. Nemmeno Harry Potter saprebbe come mantenere quei 13 milioni di addetti, tra diretti e indiretti. E indovina chi era il campione europeo delle vetture piccole e di primo prezzo: proprio lei, Stellantis. In Italia si vendevano 130.000 auto sotto i 14mila euro di listino. Ora zero. 670.000 tra 14 e 20mila euro. Ora la metà. Quelle sopra i 50mila euro? Da 280 a 400mila unità. Questo ha spianato la via all'import di auto low cost cinesi, termiche. Le auto elettriche non si vendono perché i clienti non le vogliono, neppure con gli incentivi che infatti da anni restano inutilizzati. Quanto all'ipotesi che lo Stato entri nel capitale Stellantis, davvero non si può sentire, specie da un Governo di destra, per quanto sociale. Il Governo dovrebbe occuparsi delle politiche, togliendo dal groppone di Stellantis la follia del green deal, così da lasciare il mercato libero di acquistare e produrre ciò che vuole.

Ma questo è complicato, quando la Commissione ti dà 200 miliardi e viene pure a battezzare le politiche africane, che tanto saranno piaciute a Macron. A proposito, Stellantis non è a trazione francese?

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