Finanza sostenibile

Gli investimenti sostenibili che avvicinano i Balcani all'Europa

Commissione, Bers, Cdp: nei Balcani occidentali la finanza sostenibile degli attori europei prende piede

Partecipanti al vertice dei leader Ue - Balcani occidentali posano per una family photo, a Bruxelles, 23 giugno 2022 (ANSA)
Partecipanti al vertice dei leader Ue - Balcani occidentali posano per una family photo, a Bruxelles, 23 giugno 2022 (ANSA)

Integrare i Balcani occidentali in Europa è una sfida chiave per l'Unione Europea e i Paesi membri fin dallo scioglimento della Jugoslavia. Dalla Serbia all'Albania, dalla Croazia alla Bosnia-Erzegovina, gli Stati della regione che, come disse Winston Churchill, produce più storia di quanta ne sappia digerire sono tuttora un punto critico d'Europa, una fonte d'instabilità, una frontiera tutta da esplorare. La cooperazione allo sviluppo e la condivisione degli obiettivi di sostenibilità, in quest'ottica, è emersa negli anni come una prospettiva per un lavoro comune tra l'Unione Europea e i Balcani occidentali, soprattutto i Paesi non ancora membri della comunità dei Ventisette.

Nel quadro dell'ampio piano economico e di investimento dell'Ue per i Balcani occidentali, adottato dalla Commissione nell'ottobre 2020 Bruxelles ha nel 2022 avviato una serie di progetti di investimento in finanza sostenibile dal valore complessivo di 3,2 miliardi di euro per unire sviluppo e target climatici nella regione attraverso il volano decisivo delle infrastrutture. Che si tratti di reti digitali, connessioni energetiche o ferrovie, sono proprio le infrastrutture ciò che ai Balcani occidentali preme sviluppare per ottenere uno sviluppo di taglia europea. Con 1,1 miliardi l'Ue sosterrà assieme ai governi di Paesi come Serbia, Bosnia e Nord Macedonia la costruzione di importanti collegamenti stradali e ferroviari nella regione, compreso il corridoio ferroviario tra Skopje nella Macedonia del Nord e il confine bulgaro. A cui si aggiungeranno arterie ferroviarie in Serbia, Croazia, Montenegro e Bosnia che dovranno connettere i poli industriali e i centri principali dei Paesi alle reti transeuropee (Ten-T). La Commissione, in particolare, vuole potenziare il corridoio Mediterraneo e quello Est-Ovest, garantendo inoltre ramificazioni alle vie ferroviarie e idriche. Reno-Danubio.

Sul suo sito Palazzo Berlaymont scrive che "questi progetti faciliteranno il commercio regionale, ridurranno i tempi di viaggio e stimoleranno una crescita economica sostenibile, portando grandi benefici ai cittadini locali e alle imprese della regione". Il progetto si inserisce nel Global Gateway che vuole portare l'Ue a incorporare ambiziosi target climatici nello sviluppo delle infrastrutture. A cui si aggiungeranno reti per le connessioni energetiche in ossequio ai canoni di decarbonizzazione decisi in sede di accordi come il Cop26 di Glasgow a cui sia l'Ue che i Paesi dei Balcani occidentali hanno dichiarato di voler aderire, puntando a modificare i sistemi energetici conseguendo la neutralità netta climatica entro il 2050.

"Il carbone sta diventando economicamente insostenibile e le antiquate centrali elettriche dei Balcani occidentali stanno raggiungendo il momento del loro smantellamento", ha scritto in un'analisi l'Istituto per l'ambiente di Stoccolma (Sei). "Nel 2020, 15 centrali a carbone dei Balcani occidentali hanno emesso due volte e mezzo il quantitativo di anidride solforosa di tutte le 221 centrali a carbone dell'Ue messe insieme", ha proseguito il think tank svedese sottolineando la necessità di una svolta che oltre che coi fondi della Commissione sta venendo accelerata dai finanziamenti della Banca europea di ricostruzione e sviluppo (Bers).

La Bers è attiva nei Balcani sia con finanziamenti che con il trasferimento di conoscenze alle banche in materia di project management per la transizione, definizione degli standard Esg, realizzazione di audit energetici alle società della regione. Con l'obiettivo di ridurre l'intensità energetica e promuovere diverse fonti pulite con bond verdi e finanziamenti mirati la Bers ha erogato nello scorso decennio più di 80 milioni a 250 imprese e enti di Serbia, Macedonia e Bosnia-Erzegovina. Un'alleata della Bers in questi piani sarà, dal 2023, l'italiana Cassa Depositi e Prestiti. Il 19 dicembre scorso, presenti l'amministratore delegato e direttore generale di Cdp Dario Scannapieco e la presidente della Bers Odile Renaud-Bass, alla sede di Cdp in Via Goito le due istituzioni hanno siglato un accordo di partnership per accrescere la collaborazione nell'ambito della gestione delle risorse europee in qualità di partner esecutivi dei programmi dell'Ue, del Western Balkans Investment Framework e del Green Climate Fund, gestito da Cdp.

Nell'occasione è stato annunciato il primo investimento sostenibile congiunto tra Cdp e Bers nel Fondo "Enterprise Expansion Fund II" (Enef II), diretto proprio ai Paesi dei Balcani Occidentali non ancora membri dell'Ue con l'obiettivo di produrre uno sviluppo orientato alle priorità Esg della regione. Cdp e Bers metteranno 19 milioni di euro a testa e altrettanti saranno messi dalla Commissione europea. Kfw, l'equivalente tedesco di Cdp, aggiungerà 10 milioni di euro: 67 milioni di euro di risorse saranno la base per un fondo che vuole nel 2023 toccare i 100 milioni di disponibilità per veicolare finanziamenti a beneficio delle imprese balcaniche entro il 2027 sostenendo i piani di investimento e sviluppo.

Così da portare la finanza sostenibile con lo sviluppo come obiettivo nei Balcani e i Balcani stessi in Europa.

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