Europa

Quella sinistra che si accorge dell'emergenza migranti. Ma non in Italia

Ma quale buonismo esasperato: non tutti i leader rossi sono per i porti aperti. In Germania brilla la stella di Sahra Wagenknecht: "Richiedenti asilo? Così sono troppi"

Quella sinistra che si accorge dell'emergenza migranti. Ma non in Italia

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Un pezzo di sinistra si accorge dell'emergenza migranti, ma non in Italia

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Qualcosa sta cambiando, piano piano, senza fretta. Una cosa è certa: meglio tardi che mai. La strategia della sinistra sul dossier immigrazione è sempre stata la stessa: porti aperti, buonismo esasperato, indifferenza per le possibili ripercussioni sociali. Basti pensare al Partito Democratico e ai danni che ha combinato al governo (l'era Minniti come unica timida eccezione). E l’arrivo di Elly Schlein alla guida del partito non ha impresso una svolta, anzi: oltre alla furia arcobaleno, l’ex vice di Bonaccini si è fatta notare per il progetto di un’immigrazione fuori controllo. Ma, come evidenziato in precedenza, qualcosa sta cambiando. Non tutti i leader rossi sono fan degli sbarchi, optando per una strada praticata poco dai compagni: quella del buonsenso.

Sia chiaro: in questa piccola inversione di tendenza potrebbe esserci una componente di consenso elettorale. Elezioni e sondaggi negli ultimi anni hanno segnalato uno spostamento del baricentro dell’opinione pubblica verso destra. Anche nei Paesi in cui hanno perso, i partiti conservatori hanno ottenuto percentuali molto interessanti. Non si può però parlare di mossa strumentale per Sahra Wagenknecht, la nuova stella della sinistra tedesca. Dopo la scissione di Die Linke, ha fondato un partito che porta il suo nome e che vuole rappresentare i ceti medio-bassi, mettendo finalmente da parte l’agenda woke, l’ossessione green e via dicendo.

Il movimento della Wagenknecht ha le idee chiare sul dossier immigrazione: bisogna limitare l’ingresso degli immigrati. Principi concreti, di spirito pratico. A differenza di molti compagni, l’ambiziosa leader rossa ha ammesso che l’immigrazione viene spesso utilizzata per abbassare i salari e dunque chi vuole rappresentare i lavoratori non può tifare per la forza lavoro a basso costo. Interpellata dal Corriere della Sera, ha spiegato: "Non siamo in principio contro l’immigrazione. I problemi nascono quando sono in troppi ad arrivare e mancano le infrastrutture. In Germania servono urgentemente 700mila alloggi, asili nido, insegnanti. Si crea un sovraccarico. L’altro punto critico è quando l’identità di alcune comunità di migranti si fonda sul rifiuto della cultura del Paese ospitante. Guardiamo cosa succede in Francia, dove ci sono realtà parallele inaccettabili nelle quali si pratica un Islam radicale". Parole che purtroppo non sentiremo mai dalla Schlein.

Berlino ma non solo. In giro per l’Europa stanno spuntando diverse realtà di sinistra anti-migranti: il caso più importante è quello danese. Prima capitale a ratificare la Convenzione di Ginevra sui diritti dei rifugiati, Copenaghen s’è contraddistinta per le politiche molto restrittive in tema di migrazione. Tornati al governo nel 2019, i socialdemocratici non hanno seguito la linea buonista, mettendo sul tavolo misure severe nei confronti dei migranti per difendere i lavoratori e le fasce più vulnerabili della popolazione.

Interpellata recentemente dal Financial Times, la premier Mette Frederiksen ha spiegato: “La linea dura nei confronti della criminalità e dell’immigrazione è popolare tra gli elettori di sinistra tradizionali e più poveri. Una società insicura rappresenta sempre una sfida più grande per le persone che non hanno molte opportunità. Se hai i soldi, sarai sempre in grado di difenderti […] L’Europa deve prendere di nuovo il controllo. Sono i trafficanti che decidono chi entrerà nell’Unione europea. E non si preoccupano davvero delle conseguenze per queste povere persone. E a loro non importa se le persone hanno effettivamente bisogno di protezione”.

Anche in Slovacchia la sinistra s’è contraddistinta per la linea dura sui migranti. Sin dal suo insediamento, il premier Robert Fico ha invocato una stretta draconiana, con il reclutamento di centinaia di soldati e l’invio di aiuti per gestire l’aumento del numero di migranti nelle città del sud. La linea è chiara: la polizia non deve più rilasciare conferme di soggiorno.

Parliamo del documento introdotto nel 2018 dal governo Smer che consente ai migranti di essere rimandati in Slovacchia dagli altri Paesi europei, anche se Bratislava non è il loro punto di ingresso nell’Ue. Insieme ad altri provvedimenti, la linea Fico ha prodotto risultati: il numero di richiedenti asilo è calato in modo drastico.

Guai a parlare di destra disumana. La gestione dell'immigrazione non può essere ideologica, ma deve essere concreta. Anche a sinistra c'è chi ha capito che il dossier non può essere affrontato con superficialità e con promesse irrealizzabili che ottengono like e visibilità.

Un insegnamento per tutti.

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