Europa

"Sono un pericolo". L'Ue rivaluta la protezione dei lupi e apre alla caccia

Ursula von der Leyen invita gli Stati a fornire dati aggiornati sui lupi e sul loro impatto. "La loro presenza un pericolo reale". L'Ue orientata a riconsiderare lo status di protezione dei suddetti predatori

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Attenti al lupo. Cappuccetto rosso non c'entra, la celebre canzone di Lucio Dalla nemmeno. A lanciare l'allarme sulla pericolosità del suddetto canide, piuttosto, è stata l'Unione Europea. Lasciando per una volta da parte i grandi temi geopolitici e gli interventi a gamba tesa, la stessa Ursula von der Leyen si è scomodata ed è intervenuta sul tema con un appello accorato. La concentrazione di lupi in alcune regioni europee "è diventata un pericolo reale per il bestiame e potenzialmente anche per l'uomo", ha affermato in una nota il presidente della Commissione europea, invitando le autorità le autorità locali e nazionali "ad agire laddove necessario". Parole rivelatrici di un'intenzione o quantomeno di una disponibilità: quella dell'Ue a rivedere le tutele sui predatori in questione.

Ue, l'allarme sui lupi

La Commissione Europea potrebbe infatti proporre di modificare lo status di protezione del lupo all'interno dell'area Ue, introducendo, se necessario, una maggiore flessibilità nel trattamento di questa specie. Come e perché il suddetto animale sia considerato un potenziale problema è presto detto: per l'esecutivo Ue, il ritorno del lupo nelle regioni dove era stato assente per molto tempo sta portando sempre più a conflitti con le comunità locali di agricoltori e cacciatori. Soprattutto laddove le misure per prevenire gli attacchi al bestiame non vengono messe in campo su larga scala. "Alcune misure si sono dimostrate efficaci nel prevenire o ridurre in modo significativo i rischi di predazione, se adeguatamente implementate e adattate al contesto specifico in cui vengono applicate", ha scritto Ursula von der Leyen, invitando le comunità locali, gli scienziati e tutte le parti interessate a presentare dati aggiornati entro il 22 settembre 2023 sulla popolazione di lupi e sui loro impatti.

Von der Leyen apre alla caccia dei lupi

La richiesta sottende per l'appunto la volontà di rimettere in discussione le attuali norme e di valutare un ripensamento sullo status di protezione dei lupi. Questo significa che gli animali in questione potrebbero tornare a essere cacciati. Un simile scenario, in grado di far rabbrividire e mobilitare gli animalisti, lo aveva paventato la stessa Von der Leyen già nel luglio scorso. "È vero che le specie in via d'estinzione devono essere protette. Ma se la specie non è più in pericolo in alcune regioni, dobbiamo affrontare il lupo in modo diverso e cacciarlo, ad esempio", aveva affermato il presidente della Commissione Europea parlando ai giornalisti nella città bavarese di Bayreuth. L'alta esponente Ue aveva quindi spiegato come la raccolta statistica sulla popolazione dei lupi da parte dei Paesi membri fosse in corso. E già in quella occasione era scattato un appello per la trasmissione di dati aggiornati.

Allarme lupi, quanti sono in Italia

Il dibattito sull'argomento, riacceso nelle scorse ore proprio dalle parole di Von der Leyen, è destinato a divampare ulteriormente e ad avere echi anche nel nostro Paese, dove già si sta discutendo della convivenza - non sempre facile - tra esseri umani e orsi. Secondo alcuni dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) rilevati a cavallo tra il 2020 e il 2021, nel nostro Paese la popolazione dei lupi è in aumento ed è stimata intorno ai 3.300 esemplari: 950 collocati nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola. Proprio su queste pagine, nelle scorse settimane, avevamo raccolto la testimonianza allarmata di due pastori cuneesi sull'eccessiva presenza di lupi sul territorio.

"Mi dispiace per gli animalisti, ma bisogna pensare all’abbattimento dei predatori", si erano sfogati i suddetti allevatori piemontesi.

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