Farmaci e terapie

Inquinamento acustico: perché i più giovani rischiano danni all’udito

Una ricerca americana e studi precedenti hanno messo in luce la fragilità dell'udito dei più piccoli che risultano maggiormente esposti degli adulti: ecco quali sono le cause principali

Inquinamento acustico: perché i più giovani rischiano danni all’udito

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Sono molte le famiglie che sottovalutano il problema ma l'inquinamento acustico ambientale può causare seri danni all'udito dei figli più piccoli: la denuncia viene da alcuni pediatri americani che hanno denunciato l'eccessiva esposizione al rumore nei neonati, nei bambini e negli adolescenti in un report pubblicato sulla rivista Pediatrics.

Cosa accade all'udito

"Il rumore ambientale, come il rumore del traffico, può influenzare l’apprendimento, i parametri fisiologici, il sonno e la qualità della vita. I bambini e gli adolescenti hanno vulnerabilità uniche", spiegano i ricercatori. I più piccoli devono essere spesso allontanati dai genitori dalle fonti più rumorose poichè non sono in grado di riconoscere in autonomia le situazione che mettono a repentaglio la salute delle loro orecchie. Se di per sé l'utilizzo dei dispositivi personali come quelli musicali sono sempre più utilizzati dai giovani, è il rumore ambientale ad avere gli impatti maggiori.

Le differenze con gli adulti

"L'esposizione al rumore è un problema pediatrico a causa della suscettibilità del sistema uditivo in via di sviluppo e perché gli effetti sull'udito e sulla qualità della vita nelle prime fasi dello sviluppo possono influenzare il percorso di vita di un bambino", ha spiegato la prof. Sophie J. Balk, membro del Consiglio per la Salute ambientale dell'American Academy of Pediatrics e tra gli autori principali della ricerca. L'orecchio dei bambini è diverso da quello degli adulti a causa dei canali uditivi più piccoli che rendono più intensi i suoi ad alta frequenza.

Uno studio che utilizza dati degli Stati Uniti ha esaminato i cambiamenti della perdita dell’udito nei bambini e negli adolescenti compresi tra 12 e 19 anni dal 1988 al 2010 e i fattori di rischio associati tra cui l’esposizione al rumore. La prevalenza di una riduzione dell'udito è stata osservata in uno studente su sei delle scuole medie e superiori anche se lo studio in questione "non ha dimostrato un’associazione coerente tra l’esposizione alla musica ad alto volume e un aumento del rischio di perdita dell’udito", spiegano i ricercatori.

Se l’esposizione più diffusa può provenire anche dai dispositivi di ascolto personali questo non basta a salvaguardare i più piccoli dall'inquinamento acustico ambientale provocato per le cause più disparate, dal traffico ai clacson delle auto ma anche al volume del televisore troppo elevato se il bambino si trova nei pressi delle casse della tv.

Quali sono i danni

I ricercatori spiegano che un'esposizione eccessiva o prolungata a volumi elevati "può provocare perdita dell'udito, tinnito e/o iperacusia. Un bambino dovrebbe essere in grado di sentire quando gli si parla e dovrebbe fare delle pause dai dispositivi". La durata dell'esposizione al rumore (dose di rumore) è significativa: più è forte, minore deve essere la frequenza all'esposizone. "Ora è il momento di sensibilizzare l'opinione pubblica sui livelli di rumore e sul loro impatto sulla nostra salute e su quella dei nostri bambini e adolescenti", ha affermato Balk in una nota. "Anche se i rumori forti sono spesso accettati o addirittura celebrati durante gli eventi ricreativi, ci sono modi in cui possiamo proteggerci.

Abbassiamo il volume dei nostri dispositivi e alziamo la voce per proteggere le nostre orecchie".

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