Farmaci e terapie

È la nutraceutica la nuova frontiera per combattere il colesterolo. Uno studio lo dimostra

Uno studio italiano il "PaLiMERiCa" ha scoperto un nuovo prodotto neutraceutico che non soltanto sarebbe molto efficace nei casi di colesterolemia, ma rappresenterebbe anche una cura preventiva per mettere al riparo da ictus e infarto

È la nutraceutica la nuova frontiera per combattere il colesterolo. Uno studio lo dimostra
Tabella dei contenuti

Un nuovo studio tutto italiano, condotto presso il policlinico San Matteo di Pavia, è stato presentato al recente congresso della Società Italiana di Cardiologia, ottenendo ampi consensi e rappresenterebbe un grande passo avanti per la cura del colesterolo senza l'uso di farmaci. Si tratta di un trial clinico monocentrico randomizzato che ha utilizzato un prodotto nutraceutico a base di berberina, fitosteroli, polifenoli, trigonella, cioè fieno greco, ed estratto di carciofo che ha dato risultati sorprendenti sul controllo dei livelli di colesterolo totale e LDT, ma anche nel migliorare i trigliceridi e il profilo glucidico.

Che cosa è la nutraceutica

Si tratta di un nuovo approccio medico, che nasce dalla fusione dei termini “nutrizione” e “farmaceutica”, per indicare la disciplina che indaga tutti i componenti o i principi attivi degli alimenti con effetti positivi per la salute, la prevenzione e il trattamento delle malattie. Si tratta di un criterio estremamente rigoroso con un approccio scientifico importante, frutto di esperimenti condotti in tutto il mondo per individuare quali componenti nei cibi siano responsabili degli effetti benefici su particolari patologie. Tutto questo agendo in maniera importante e senza effetti collaterali, evitando le problematiche che spesso i farmaci comportano.

Lo studio

Il primo autore dello studio PaLiMERiCa il professor Giuseppe Derosa, dell’Università di Pavia - Fondazione IRCSS Policlinico San Matteo, ha spiegato a ilGiornale.it la modalità con cui è stato condotto: “Si è trattato di uno studio della durata di tre mesi, che ha coinvolto 36 soggetti che presentavano un colesterolo LDL compreso fra 115 e 190 mg/dl e un’iperglicemia a digiuno con valori compresi fra 100 e 125 mg/dl. Dopo una fase di reclutamento di due settimane in cui i partecipanti seguivano solo raccomandazioni dietetiche e di attività fisica, è stato fatto un primo prelievo basale, seguito da un nuovo prelievo dopo uno, due e tre mesi per verificare il profilo lipidico, la glicemia e l’insulinemia".

Le 36 persone sono state suddivise in maniera randomizzata in due gruppi uguali in cui era prevista l’assunzione rispettivamente di una o due capsule del preparato neutracetico. I risultati, sono stati sorprendenti: "Dopo tre mesi abbiamo osservato un'azione di riduzione sul colesterolo totale, sul colesterolo LDL e sui trigliceridi. Inoltre, questa composizione neutraceutica, che sfrutta più meccanismi d'azione, ha mostrato un effetto anche sul profilo glucidico – afferma Derosa -. Per quanto riguarda il colesterolo LDL la riduzione è stata di 22,1 mg per decilitro, pari a una diminuzione percentuale del 14% nei soggetti che assumevano una capsula al giorno e di 40 mg/dl, corrispondente a una diminuzione del 25%, nel gruppo che assumeva due capsule". Nei soggetti coinvolti nello studio, si è osservato inoltre anche un significativo controllo di trigliceridi, glicemia e insulinemia.

Nessun effetto collaterale

I risultati hanno quindi indicato la possibilità di rendere più efficaci gli interventi di prevenzione primaria anche grazie alla disponibilità di soluzioni, in grado di migliorare il profilo metabolico di soggetti con livelli appena oltre i limiti di normalità dei lipidi, a partire dal colesterolo LDL, e della glicemia. “La maggior parte dei partecipanti allo studio sono tornati a valori di glicemia nella norma - conferma il ricercatore, che sottolinea come - un attento studio dei parametri di sicurezza monitorati non si sono assolutamente modificati nei soggetti che hanno anche mostrato un’ottima tollerabilità”.

Non solo cura ma anche prevenzione

La ricerca è partita da un presupposto importante, non soltanto quello di porre rimedio nei casi di colesterolemia, ma, laddove il medico non ritiene opportuno la somministrazione di un farmaco, o dove quest’ultimo non è tollerato, o nei soggetti in cui i livelli sono appena sopra i limiti di normalità, c’è la possibilità di rendere più efficace un intervento di prevenzione. Per comprenderne l'importanza, una riduzione di 40 mg/dl dei livelli di colesterolo LDL si traduce in una riduzione del 20% del rischio cardiovascolare.

"Gli eventi cardiovascolari in Italia sono intorno ai 230-240.000 all'anno, 140.000 dei quali sono infarti del miocardio – ricorda il professor Pasquale Perrone Filardi, Direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare, Università "Federico II" di Napoli e Presidente della Società Italiana di Cardiologia -. Si tratta di eventi coronarici dovuti in gran parte al mancato controllo dei fattori di rischio cardiovascolare che in realtà sono in gran parte modificabili. Questo significa che politiche di prevenzione, in gran parte primaria, potrebbero contribuire a ridurre un grandissimo numero di eventi".

Il controllo tramite app

Quando si parla di livelli di colesterolo siamo portati a pensare che il problema sia di chi, tramite analisi, ha uno sbilancio nei limiti massimo, ma questo è il primo grossolano errore che si commette, e che ci espone a possibili complicanze future. “Ciascuno dovrebbe verificare il proprio livello di rischio, cosa che si può fare anche tramite delle app, come per esempio quella della Società Italiana di Cardiologia – spiega il Presidente SIC -. Una volta effettuata una stima del livello di rischio è opportuno consultare il proprio medico e verificare di quanto ci si discosta dal livello ideale del colesterolo e a quali strumenti ricorrere per portarsi in una "zona" di maggiore prevenzione. Si tratta di interventi sullo stile di vita a cui si può aggiungere un nutraceutico che trova indicazione nelle persone a rischio basso, ma anche in quella a rischio moderato".

Questa ricerca permette di ampliare sempre di più le opzioni disponibili per i pazienti, al fine di applicare una prevenzione primaria che allontani il rischio di sviluppare cronicità come l’ipercolesterolemia e i problemi legati a questa come ictus e infarti, ora, con questo ulteriore passo avanti, sarà ancora più semplici da tenere sotto controllo.

Commenti