Finanza sostenibile

L’Unione europea vara la tassonomia sociale. Si valuterà l'impatto dei prodotti finanziari

Presto saranno pesati anche i possibili effetti sui consumatori. Deloitte analizza lo scenario: "Si favoriranno le scelte inclusive"

L’Unione europea vara la tassonomia sociale. Si valuterà l'impatto dei prodotti finanziari

La sostenibilità della finanza passa anche dal peso sociale delle dinamiche economiche generate e alimentate da mercati e prodotti finanziari. Per questo motivo, la Commissione europea ha deciso di lavorare sullo sviluppo di una tassonomia sociale. Un insieme di regole e definizioni che dovranno favorire la valutazione della qualità dei fenomeni finanziari e il loro impatto sul mercato. Elementi utili per le società attive sul mercato e per i risparmiatori decisi a impiegare i propri soldi in prodotti finanziari che siano capaci di produrre effetti positivi che vadano oltre il mero incasso degli utili. Una serie di indicatori che presto potrebbero avere bisogno di una revisione a causa della guerra in Ucraina: i mercati si stanno infatti adattamento ai fenomeni causati dall’economia di guerra.

Lo scorso 28 febbraio il gruppo permanente di esperti che assiste l’Unione europea nello sviluppo delle politiche per la finanza sostenibile, ha presentato il Final Report sulla Social Taxonomy. Il documento è l’esito di un lavoro durato 18 mesi e che si pone l’obiettivo di ampliare il concetto di investimento sostenibile nel contesto europeo. Lo scopo è quello di definire un linguaggio comune per l’identificazione delle attività economiche socialmente sostenibili.

Stefano Pareglio, professore di economia politica dell’Università del Sacro Cuore e consulente di Deloitte e Franco Amelio, responsabile della divisione Sustainability di Deloitte in Italia spiegano quali sono gli assi portanti alla base della definizione di una tassonomia sociale: “Gli obiettivi principali sono tre: la garanzia di un lavoro dignitoso per tutti, compresi i lavoratori operanti lungo tutta la catena del valore, la garanzia di standard di vita e benessere adeguati per i consumatori finali di prodotti e servizi e la promozione di comunità e società inclusive. Obiettivi che vengono poi declinati in base alle priorità dei diversi settoriali industriali attraverso sotto-obiettivi, volti appunto a qualificare i prodotti e i servizi come sostenibili in termini sociali”. L’impatto delle nuove regole non si limiterà quindi alla regolamentazione della collocazione e degli scambi dei prodotti finanziari. Ci sarà infatti un impatto diretto sui mercati sottostanti: da quello del lavoro ai contratti che saranno sottoscritti coi fornitori. Un circolo virtuoso capace di sostenere la solidità dell’ecosistema economico continentale anche nel medio e lungo periodo.

I due esperti di Deloitte evidenziano anche i benefici per mondo che spesso sono considerati lontanissime dalle piazze finanziarie: “Per quanto concerne la promozione di comunità e società inclusive, i sotto-obiettivi individuati dalla tassonomia fanno riferimento alle azioni volte a sostenere l’uguaglianza e l’inclusione attraverso il supporto nei confronti di bambini, l’inclusione di persone con disabilità, l’approccio alle differenze di genere, nonché a evitare e affrontare gli impatti negativi delle operazioni aziendali sulle comunità interessate consultando e informando le comunità, impegnandosi a negoziare con esse in buona fede”.

Le società quotate italiane saranno quindi presto chiamate alla produzione di nuove informative di carattere non finanziario. Investotori, regolatori e stakeholders saranno interessati a capire quali saranno le stretegie messe in campo per garantire e preservare le ricadute sociali degli investimenti. Una sfida che pare capace di aumentare il tasso di equità degli scambi.

Fenomeni che saranno monitorati non solo dai risparmiatori o dai fondi di investimento. È facile prevedere che le politiche sociali saranno presto oggetto di dettagliate attività di rating. Pagelle capaci di influenzare prezzo e andamento delle azioni.

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