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Finanziaria: sì del Senato, il testo alla Camera

Finanziaria, ddl Bilancio e nota di variazione approvati a Palazzo Madama. Il presidente del Senato accoglie la richiesta dell'opposizione: la banca del Sud non era stato trattata in Commissione. "Lo impone il regolamento"

Finanziaria: sì del Senato, il testo alla Camera

Roma - Via libera dell’aula del Senato alla Finanziaria 2010, che passa alla Camera per la seconda lettura. Con 148 voti favorevoli, 112 voti contrari e nessun astenuto l’assemblea ha approvato il ddl Bilancio, che insieme alla ddl Finanziaria passano a Montecitorio. L’Assemblea ha anche approvato la nota di variazione con 147 sì e 111 no.

Manovra light Il primo round sembra averlo vinto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che riesce a difendere il suo testo "light" dal pressing di chi chiede misure per il rilancio dell’economia, a partire dai tagli fiscali. Eppure, il risultato nasconde un disagio interno alla maggioranza: con lo stop alla Banca del Sud tanto cara a Tremonti e con l’astensione di alcuni senatori del Pdl sul quoziente familiare e sulla cedolare secca al 20% sugli affitti, bocciate solo per un soffio dall’aula del Senato. Ad astenersi sugli affitti sono anche il presidente e il vicepresidente del gruppo, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello.

Niente Banca del Sud L’istituzione della Banca del Sud viene rinviata. Il Pd, durante l’esame dell’aula, fa notare che il tema, contenuto in un emendamento del relatore, non è stato trattato in commissione e la maggioranza ha buon gioco ad ammettere che è proprio così. Il presidente del Senato, Renato Schifani, seppur a malincuore, deve cassarla. Un tema, quello della Banca del Sud, che era stato motivo di scontro anche all’interno del governo tra Tremonti da una parte e i ministri dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, degli Affari Regionali, Raffaele Fitto, e dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo dall’altra. Poi arriva il segnale politico dell’astensione durante il voto in aula. Il braccio di ferro sulla Finanziaria comincia già durante l’esame in commissione Bilancio del Senato.

Siluro di Baldassarri Il presidente della commissione Finanze di Palazzo Madama, Mario Baldasarri deposita, insieme ad alcuni colleghi del Pdl, un "siluro da 37 miliardi per il superministro": un pacchetto di emendamenti che contiene un mix di tagli alle tasse e riduzioni di spesa, che se Baldassarri si affanna a dire che non è una manovra alternativa ma "aggiuntiva", certo stride con il testo "light" da soli tre articoli ideato da Tremonti. Il giorno dopo a dar fuoco alle polveri è il premier, Silvio Berlusconi, che davanti alla platea della Cna, annuncia un taglio graduale dell’Irap sino alla sua soppressione. Un annuncio che si ridimensiona dopo alcuni incontri chiarificatori ad Arcore tra il premier e Tremonti ma che lascia il segno tra chi è sempre più insofferente alla linea del ministro dell’Economia e al suo asse l’asse con la Lega.

Proposte bocciate Alla fine, alla prova del voto nell’aula del Senato, le proposte più significative del pacchetto Baldassarri (Irap, quoziente familiare e cedolare affitti) vengono bocciate, ma il no è sul filo di lana. Sugli affitti i voti favorevoli sono 128 (le opposizione più Baldassarri), i contrari 117 e le astensioni, che a Palazzo Madama valgono come no, sono ben 29 e arrivano dal Pdl, con i finiani in testa. Sull’Irap, votazione quasi fotocopia: 128 sì, 120 i no e 26 gli astenuti tutti del Pdl. Stesso discorso per l’Irpef: 126 voti favorevoli, 126 contrari e 22 astenuti.

Dopo il via libera della Finanziaria in Senato, ora la palla passa a Montecitorio, dove il pressing degli scontenti, sotto lo sguardo del presidente della Camera Gianfranco Fini, ricomincerà, anche perché nel frattempo saranno arrivati i dati sullo scudo fiscale e saranno più chiari i margini per nuove misure da introdurre nel provvedimento.

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