Cronaca locale

«Fiori di Agape» Storia di Teresa, la santa bambina

Chiese al papa Leone XIII di entrare in monastero prima dei 18 anni

«Fiori di Agape»  Storia di Teresa, la santa bambina

Sergio Rame

A Milano si era arrampicata su per le guglie del Duomo fino a raggiungere la Madonnina, a Pisa poi aveva toccato la sommità della Torre. E a Roma si era spinta anche nei posti più proibiti del Colosseo. Le agiografie tramandano che la quattordicenne Teresa Martin sia stata la figura più attraente del pellegrinaggio francese giunto in Roma, sul finire del 1887, per il giubileo sacerdotale indetto da papa Leone XIII. Nell’udienza pontificia il gruppo e i prelati presenti erano rimasti sbigottiti davanti a un’intraprendente Teresa che aveva chiesto, direttamente al Papa, di poter entrare in monastero prima dei diciotto anni. Cauta fu la risposta di Leone XIII. Ma dopo quattro mesi Teresa entrava già nel Carmelo di Lisieux.
Basandosi sul testo Storia di un’anima e sulla grande poesia spirituale di San Giovanni della Croce, Vincent Ronci Gaeta porta, in questi giorni sul palcoscenico del Teatro Greco, tutta la bellezza e la grazia con cui la santa francese è stata capace di vivere la sua vita. Lo spettacolo, Fiori di Agape, chiude un festival di amore e fede, fatto di spettacoli legati a tematiche sacre e a figure storiche e religiose di rilievo. «Mettere in scena questi spettacoli - spiega il regista - significa mostrare una visione dei santi che non è più soltanto sacra e mistica, ma che è soprattutto umana». È così che prendono corpo figure come quelle di Teresa di Lisieux o di molti altri personaggi che, al termine dello spettacolo, non sembreranno più essere così lontani dal nostro sentire quotidiano. «Portare in scena questi personaggi - conclude Ronci Gaeta - significa penetrare nella loro umanità per scoprire che, attraverso la loro fede, hanno sofferto e gioito come ognuno di noi».
Una storia semplice. Una passione illimitata per Gesù Cristo. Sensibile e precoce, Teresa decide sin da bambina di dedicare tutta la sua vita a Dio: nel solco della tradizione carmelitana scopre, in questo modo, la sua piccola via dell’infanzia spirituale, totalmente ispirata alla semplicità e all’umiltà. La vocazione porta Teresa ad aprirsi all’ideale missionario e offrire a Dio le sue giornate e le sue azioni. Ma ciò che interessa al regista non è la descrizione agiografica della vita di Teresa, Ronci Gaeta si concentra sui momenti che precedono l’entrata della ragazza al Carmelo. In scena tre attrici (Maria Regalia, Paola Montevecchi e Francesca Inastasi) si incontrano - tutte vestite uguali, una sola diversa sfumatura di colore le contraddistingue - per mettere la protagonista dinnanzi alla scelta che la lega alla Fede, alla Speranza e alla Carità. «Sul palcoscenico - racconta la Montevecchi - portiamo la storia di una lotta, raccontiamo lo scontro interiore che Teresa ha dovuto affrontare prima di prendere la sua decisione finale». La ragazza arriverà a scoprire l’urgenza di una chiamata superiore per poi scoprire che esiste qualcosa di più bello per la propria felicità.

«Questi spettacoli - conclude la Montevecchi - permettono al pubblico di ristabilire un contatto con qualcosa che è stato sempre messo da parte: è la dimostrazione che queste storie continuano a parlare al cuore delle persone».

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