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Cari professori, date agli studenti un giudizio chiaro

Perché Fabio Fazio, che sulle colonne di Oggi ha usato parole durissime, ce l'ha tanto con la proposta avanzata dal ministro Valditara circa la modifica del sistema di valutazione scolastica?

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Perché Fabio Fazio, che sulle colonne di Oggi ha usato parole durissime, ce l'ha tanto con la proposta avanzata dal ministro Valditara circa la modifica del sistema di valutazione scolastica?

Mi chiedo davvero se sappia di che cosa stiamo parlando. La valutazione scolastica, cioè la valutazione dell'effetto che l'azione didattica del docente ha avuto sul livello di apprendimento dell'alunno, serve innanzi tutto a capire se quell'azione è stata efficace o no, se può migliorare e come. Al tempo stesso serve anche a informare alunni e genitori del vantaggio o meno che l'alunno ha saputo ricavare dalla sua frequenza a scuola, dall'azione didattica di cui sopra, anche per merito (o demerito) suo, a causa della sua capacità di applicazione o di studio. Ebbene, date queste premesse non è interesse di tutti che queste informazioni siano le più chiare, le più comprensibili possibile?

Ora, tra la scala di valutazione attuale usata nella scuola elementare («in via di prima acquisizione», «base», «intermedio», «avanzato») e quella proposta dal ministro («insufficiente», «sufficiente», «buono», «ottimo», la valutazione «gravemente insufficiente» è rimasta una semplice ipotesi: «valuteremo se sarà utile», ha risposto il ministro ad una domanda sul punto): tra queste due scale, dicevo, quale pensa Fabio Fazio (nella foto) che risulti più comprensibile agli italiani e innanzi tutto ai bambini e ai loro genitori che fino a prova contraria sono coloro che hanno più diritto di capire?

È al corrente Fabio Fazio che in nessun altro sistema di valutazione scolastica al mondo si usa qualcosa che assomiglia a quello in uso da noi? Maria Montessori, che forse era una che di valutazione se ne intendeva più di lui, ha sempre invitato gli insegnanti a usare con i bambini parole chiare, a preparare le lezioni selezionando con cura ogni singolo sostantivo e aggettivo.

La chiarezza, infatti, corrisponde a un bisogno psicologico primario di un bambino. Ma anche degli insegnanti, sempre più esasperati dalle richieste di una burocrazia ministeriale che da anni li ha obbligati al ruolo di esecutori di incomprensibili procedimenti, di compilatori di documenti astrusi ormai redatti meccanicamente usando sempre le stesse parole.

È anche per questa ragione che il loro ruolo ha perso autorevolezza perché ha perso centralità e dunque anche prestigio sociale. Perché l'insegnante è diventato l'anonima rotella di un ingranaggio, sempre più privato della sua libertà di giudizio. Mi chiedo però perché su questo tema non ci sia mai alcuna mobilitazione, mai alcun appello, mai alcun intervento di un personaggio televisivo. Forse perché è un tema sul quale è difficile inscenare quei discorsi demagogici che invece sono di prammatica quando si parla di valutazione. Discorsi mossi in realtà dalla paura che ogni modifica colpisca l'indulgenza generalizzata che domina il sistema della valutazione scolastica italiana.

Un sistema che nascondendo costantemente la verità impedisce a ognuno di conoscere se stesso e quindi di migliorare, che scambia un giudizio d'insufficienza per una condanna all'esclusione, fingendo di ignorare che comunque a escludere ci penserà poi, fuori dalla scuola, qualcun altro.

*Università degli Studi di Bari Aldo Moro

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