Guerra in Ucraina

La controffensiva? Non è riuscita. Ma nel Mar Nero l’Ucraina colpisce

Il dossier Ispi sul conflitto: guerra in fase di stallo. Con 16.587 misure la Russia è il Paese più colpito al mondo, ma i dati dell’economia sono positivi grazie alla spinta dell’industria bellica. E alla richiesta di gas e petrolio dall’Ue, che negli ultimi mesi è tornata a crescere

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A due anni dall’inizio del conflitto in Ucraina, sono tante le domande chiave. Dal futuro, e l’eventuale fine della guerra, fino al ruolo nello scacchiere internazionale di Russia e Ucraina, passando per gli aspetti economici che all’interno in un conflitto risultano sempre decisivi.

Nell’ultimo report realizzato dall’Ispi, si trova un fact-checking approfondito che risponde alle domande più complesse.

1. La controffensiva ucraina è davvero fallita? Sì, Ma...

Kiev ha dichiarato a più riprese di voler liberare tutti i territori occupati dalle truppe di Mosca, inclusa la Crimea. Secondo il report, da giugno a dicembre 2023, lungo la direttrice sud nell’oblast di Zaporizhzhya, le forze ucraine sono riuscite ad avanzare solo di circa 7,5 km nel territorio controllato dai russi. Nel 2023 poi sia Mosca che Kiev avrebbero sottratto intorno allo 0,08-0,09% di territorio conteso al nemico creando una situazione di stallo. Tuttavia, spiega L’Ispi, Kiev ha collezionato vittorie strategiche e politiche sul Mar Nero danneggiando navi e basi russe e costruendo un corridoio navale per l’esportazione del proprio grano.

2. Le sanzioni europee funzionano? No, Ma...

L’Ispi spiega che dal febbraio 2022, Bruxelles ha imposto 13 pacchetti di sanzioni. Ad oggi, con 16.587 misure, la Russia è il paese più sanzionato al mondo ma l’Europa non è riuscita a fermare la macchina bellica del Cremlino che fa registrare indici in crescita. La Cina poi ha aumentato l’interscambio con Mosca del 26,3%, trasfromndo la Rusia in «junior partner». Eppure, il Dipartimento del Tesoro americano sostiene che senza guerra la Russia sarebbe cresciuta di oltre il 5% in più rispetto a oggi. E il report sottolinea come l’economia di Mosca sarà difficile da riconvertire dopo il conflitto.

3. Energia: l’Europa è finalmente indipendente dalla Russia? No

L’Ispi sottolinea come le importazioni UE di gas naturale russo siano crollate rispetto ai massimi pre crisi. Quando la Russia ha cominciato a tagliare le forniture verso l’Europa fino al 75%, l’Europa è stata costretta ha trovato forniture alternative, soprattutto gas naturale liquefatto americano. L’UE prima della crisi importava quasi metà (45%) del proprio gas dalla Russia, ora è scesa al 15%. Al momento però si assiste a un costante aumento delle forniture russe, che dimostrano che la completa indipendenza dell’UE dal gas in arrivo da Mosca è ancora lontana.

4. Gli aiuti occidentali sono davvero diminuiti? Sì

Gli alleati europei e americani hanno fornito all’Ucraina una media di 110 miliardi di euro l’anno per sostenere lo sforzo bellico, preservare il funzionamento dello Stato. L’Unione europea ha approvato un pacchetto da 50 miliardi di euro solo poche settimane fa, mentre negli Usa il Senato ha approvato il pacchetto da 60 miliardi di dollari bloccato però alla Camera. L’Ispi sottolinea che se Trump tornasse presidente gli aiuti cesserebbero e il bilancio crollerebbe dai 110 miliardi di euro l’anno a 35 miliardi l’anno fino al 2027.

5. L’Ucraina sta progredendo nel suo cammino verso l’adesione all’UE? Sì, ma...

Uno dei punti chiave è l’ingresso di Kiev nella Ue. L’Ucraina sta procedendo nel suo percorso di adesione ma secondo il report questo non significa che diventerà a breve membro dell’Unione Europea. L’adesione richiede infatti numerose garanzie come un’economia di mercato solida, al momento fuori discussione, con circa la metà del budget destinato alla difesa. Inoltre si evidenzia che è attualmente impossibile delimitare con esattezza i confini ucraini e un accordo di pace sarebbe necessario in tal senso.

In caso di adesione poi, l’Ucraina potrebbe sentirsi maggiormente al sicuro da una nuova aggressione russa, ma l’UE avrebbe comunque difficoltà a reagire militarmente se Putin decidesse di attaccare uno Stato membro.

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