Guerra in Israele

Faccia a faccia tra Blinken e Netanyahu: sul tavolo, l'attacco a Rafah e la tregua a Gaza

Il segretario di Stato americano ha incontrato il premier di Tel Aviv durante il suo sesto viaggio in Israele dall'inizio del conflitto. I due hanno discusso dell'imminente operazione delle Idf a Rafah e dei negoziati a Doha

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken è tornato in Israele. Per la sesta volta dall'inizio del conflitto, il numero due della Casa Bianca ha incontrato il premier Benjamin Netanyahu in un faccia a faccia che si è concentrato sull'imminente operazione militare delle Idf a Rafah, città al confine con l'Egitto e ultimo bastione di Hamas dove hanno trovato rifugio centinaia di migliaia di civili. L'obiettivo dell'alto funzionario è convincere il capo del governo di Tel Aviv ad accettare un cessate il fuoco che, attualmente, i mediatori stanno discutendo a Doha.

Al termine dell'incontro, Netanyahu ha spiegato di aver ribadito al segretario di Stato "che apprezziamo profondamente il fatto che per oltre cinque mesi siamo fianco a fianco nella guerra contro Hamas. Gli ho detto che riconosciamo la necessità di evacuare la popolazione civile dalla zona di guerra e ovviamente gestire le necessità umanitarie e stiamo lavorando questo". Per quanto riguarda Rafah, il premier di Tel Aviv ha dichiarato di aver sottolineato che "non abbiamo modo di sconfiggere Hamas senza entrare a Rafah e eliminare i battaglioni rimasti lì. Poi gli ho detto che spero che noi lo faremo con il sostegno dell'America, ma, se sarò necessario lo faremo da soli".

Dopo il vertice con il premier, durato circa un'ora, Blinken ha incontrato il ministro dell'esecutivo di emergenza Benny Gantz, che ha ringraziato gli Stati Uniti per il loro continuo supporto a Israele e ha assicurato che le autortà ebraiche continueranno a garantire la consegna di aiuti umanitari ai civili nella Striscia. Anche il rappresentante del governo ha ribadito al numero due della Casa Bianca il fatto che "è imperativo completare la missione nella Striscia di Gaza, Rafah inclusa". Successivamente, il segretario Usa ha partecipato ad una riunione del gabinetto di guerra presso il ministero della Difesa, durata oltre due ore.

Al termine della sua missione nello Stato ebraico, Blinken a ribadito alla stampa l'appoggio degli Stati Uniti agli obiettivi di Israele, sottolineando però che "un'ampia operazione militare di terra a Rafah non è il modo di farlo". Il diplomatico americano ha sottolineato come essa potrebbe costare la vita a molti civili e rendere più difficile la consegna degli aiuti umanitari, oltre al rischio di "isolare ulteriormente Israele nel mondo e di minare la sua sicurezza a lungo termine e la sua posizione internazionale".

Lo Stato ebraico è stata la terza tappa del tour di Blinken in Medio Oriente, in vista del voto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su un progetto di risoluzione statuinitense che avrebbe dovuto chiedere un cessate il fuoco immediato nella Striscia come parte di un accordo sugli ostaggi. La proposta di Washington è stata però bloccata da Russia e Cina, che hanno usato i loro poteri di veto. "Ancora una volta, la Russia ha favorito la politica invece del progresso", ha commentato l'ambasciatrice Usa al Palazzo di vetro Linda Thomas-Greenfield, sottolineando come l'obiettivo principale di Pechino e Mosca sia veder gli Stati Uniti fallire.

Per quanto riguarda la diplomazia, durante la sua visita in Egitto di giovedì 21 marzo Blinken ha affermato che "i negoziatori continuano a lavorare. Il divario si sta riducendo e continuiamo a spingere per un accordo a Doha. C'è ancora un lavoro difficile per arrivarci. Ma continuo a credere che sia possibile". Il nodo principlae che sta rallentando la progressione delle discussioni è il rifiuto da parte di Hamas di rilasciare gli ostaggi israeliani senza un accordo che ponga definitivamente fine alle ostilità. Da parte sua, lo Stato ebraico è aperto solo ad una pausa temporanea nei combattimenti. La delegazione di Tel Aviv, inoltre, non è ancora arrivata in Qatar. L'amministrazione Biden aveva inizialmente puntato al raggiungimento un'intesa tra le due parti in conflitto entro l'inizio del Ramadan, il 10 marzo.

I colloqui al Cairo si erano però rapidamente arenati per le proposte inaccettabili avanzate dai terroristi, respinte con decisione da Netanyahu che le ha definire "deliranti".

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