Guerra in Israele

Dietrofront delle milizie pro-Iran contro gli Usa: "Fermiamo gli attacchi"

Le milizie sciite irachene, responsabili dell'attacco che nei giorni scorsi è costato la vita a tre soldati Usa in Giordania, hanno dichiarato di non voler creare imbarazzi al governo di Baghdad

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L'annuncio è arrivato quasi a sorpresa nella tarda serata di martedì. Mentre l'intero medio oriente tratteneva il fiato in attesa di capire se da Washington arrivasse o meno il via libera alle azioni in risposta agli attacchi di Kataib Hezbollah, dall'Iraq gli stessi responsabili dei raid contro gli obiettivi Usa hanno reso noto di aver sospeso le ostilità. Forse, è il pensiero di molti tra i corridoi diplomatici, i miliziani sciiti in questo modo stanno provando a fermare le prevedibili controreazioni statunitensi.

La nota di Kataib Hezbollah

Il braccio di ferro tra combattenti sciiti iracheni e forze Usa va avanti dalla fine del 2023, da quando cioè il medio oriente è entrato in una nuova spirale di tensioni e violenze dopo l'attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre. Kataib Hezbollah, milizia il cui nome ha iniziato a circolare nei mesi successivi alla deposizione di Saddam Hussein, non è soltanto uno dei tanti gruppi della galassia sciita irachena. Si tratta di uno dei più importanti alleati dell'Iran nella regione, un vero e proprio braccio armato nel cuore della cosiddetta "mezzaluna sciita".

Il fondatore del gruppo, Abu Mahdi Al Muhandis, non a caso era nella stessa auto del generale iraniano Qassem Soleimaini quando quest'ultimo è stato ucciso da un raid delle forze Usa vicino l'aeroporto di Baghdad nel 2020. Da allora più volte i miliziani di Kataib Hezbollah, il cui peso politico e militare è accresciuto dopo la lotta all'Isis, hanno lanciato missili contro obiettivi e basi di Washington in Iraq.

Con lo scoppio delle ostilità a Gaza, per l'appunto, gli attacchi sono aumentati. Pochi giorni fa, un raid attuato con l'uso di alcuni droni ha ucciso al confine tra Giordania e Siria tre soldati statunitensi. Poi, quasi all'improvviso, il passo indietro. "Da oggi - hanno fatto sapere i miliziani tramite una nota diffusa dai media iracheni - sospendiamo le ostilità contro le truppe americane nella regione". Niente raid, niente droni e nienti lanci di missili contro obiettivi militari Usa. Non solo in Iraq, ma anche in Siria, in Giordania e in tutti gli altri Paesi del medio oriente a portata di lancio.

"Non vogliamo mettere in imbarazzo il governo iracheno", conclude la nota inviata dai combattenti di Kataib Hezbollah. Un imbarazzo legato probabilmente alla futura risposta Usa all'attacco dei giorni scorsi. Appare infatti sempre più probabile che l'azione coordinata dal Pentagono riguarderà, nelle prossime ore o nei prossimi giorni, obiettivi situati soprattutto in territorio iracheno.

La reazione del Pentagono

La nota di Kataib Hezbollah sembrerebbe voler scongiurare qualsiasi ipotesi di controreazione Usa. Oppure, in caso di raid da parte di Washington, dare la colpa agli Stati Uniti e sottolineare a livello mediatico che da parte del gruppo sciita era di fatto stato proclamato un cessate il fuoco. Una dichiarazione però che, stando alla ricostruzione degli ultimi eventi, oltre a essere unilaterale appare anche tardiva.

Sempre più voci infatti danno per imminente un attacco Usa. Martedì lo stesso presidente Joe Biden ha dichiarato in una conferenza stampa che una decisione su come rispondere ai miliziani sciiti è stata oramai presa. Casa Bianca e Pentagono concorderebbero sul fatto che occorre in questa fase colpire gli alleati iraniani nella regione ed evitare che altri gruppi possano mandare avanti altre azioni ostili contro propri obiettivi.

Intanto dal Pentagono si fa sapere di aver preso semplicemente atto della nota di Kataib Hezbollah.

"Abbiamo visto quanto dichiarato - ha dichiarato il portavoce Pat Ryder - Non ho un commento specifico da fare, se non che i fatti contano di più delle parole".

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