Guerra in Israele

Le navi da guerra israeliane (con i cannoni Oto Melara) e i blitz sulla costa di Gaza

Colpiti i bunker di Hamas. I racconti della Flotilla 13 che ha sventato gli attacchi degli "uomini rana" palestinesi e distrutto le installazioni marine dei jihadisti. "L’arma italiana di 76 millimetri in dotazione a tutta la nostra Marina"

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Il cannone vomita una valanga di fuoco a ripetizione dalla poppa dalle nave da guerra israeliana. I colpi di 76 millimetri devastano i bunker di Hamas sulla costa di Gaza, dove il gruppo armato aveva messo in piedi delle vere unità navali di incursori pronti a piombare in Israele via mare. Le immagini notturne di una delle operazioni di sbarco della Flotilla 13, i Comsubin israeliani, mostrano i traccianti dello stesso cannone che fendono il buio della notte.

«Siamo appena tornati dal mare di fronte a Gaza e quest’arma ha fatto la sua parte - spiega con orgoglio il capitano Elrom nella base navale di Haifa - Il cannone di 76 millimetri prodotto dall’Oto Melara è in dotazione a tutta la Marina israeliana». Il giovane ufficiale con la barba rossiccia e il basco arrotolato sotto la spallina dei gradi ci accoglie a bordo dell’unità lancia missile «Freccia» impiegata nell’attacco dal mare ai santuari di Hamas nella Striscia. E a poppa ci mostra il cannone. L’Oto Melara è un gioiello italiano nel campo degli armamenti, che fa parte del gruppo Leonardo. Nel 2016 gli Stati Uniti avevano stanziato un finanziamento di 100 milioni di dollari per dotare le Sa’ar, le corvette più moderne israeliane, con i cannoni Oto Melara.

L’Osservatorio permanente sulle armi rivela che l’Italia ha sospeso le nuove licenze di esportazioni di sistemi militari verso Israele. La decisione non è ufficiale, ma corrisponde a un atto dovuto dell’Autorità nazionale presso la Farnesina, che rilascia i permessi. Una legge del 1990 vieta le esportazioni belliche «verso i Paesi in stato di conflitto armato» salvo decisioni ad hoc del Consiglio dei ministri.

«Freccia» è un bestione grigio di 488 tonnellate lungo 62 metri. «Il cannone italiano serve soprattutto per colpire i bunker di Hamas - sottolinea l’ufficiale - Poi ci sono i missili anti nave e i razzi che lanciamo a terra. Abbiamo avuto un ruolo importante nella guerra fin dall’inizio». Il capitano conferma che «dal giorno nero del 7 ottobre», quello dell’attacco terroristico nel Sud, «Hamas ha tentato numerose volte di penetrare in Israele con barchini veloci ed i subacquei». Immagini in bianco e nero girate dalla Marina mostrano la caccia agli uomini rana che puntavano su Tel Aviv. Fra i flutti, neanche tanto lontani dalla costa, i sub di Hamas sono dati colpiti uno dietro l’altro dalle unità della Marina, che sono riusciti a intercettarli grazie alla sorveglianza e alle informazioni di intelligence.

Nel porto militare di Haifa arriva un’imbarcazione più piccola e veloce con a bordo una squadra dei corpi speciali, che non ama farsi fotografare. Il reparto di élite è la Flotilla 13, Shayetet 13 in ebraico, che ha la sua base in un antico castello dei crociati nella zona. Gli incursori di Marina sono stati utilizzati come punta di lancia delle operazioni più delicate dell’offensiva nella Striscia palestinese. In molti casi si tratta di missioni segrete, ma l’ultima rivelata, è l’assalto del 16 novembre al porto di Gaza «utilizzato dai terroristi come luogo di addestramento per i commando navali di Hamas». Le squadre della Flotilla 13 erano appoggiate dai carri della 188esima brigata corazzata. L’ordine di battaglia via radio con i nomi in codice dei comandanti non lascia dubbi: «Rama sono il comandante Haktafa. La tua missione è attaccare l’area del porto. Distruggete il nemico».

Gli incursori

hanno «scoperto 10 imbocchi di tunnel e abbattuto 4 strutture usate da Hamas uccidendo 10 terroristi» conferma la Difesa israeliana. I marinai di nave «Freccia» puliscono le armi per tenersi pronti alla prossima missione.

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