Guerra in Israele

"Sono dei martiri". Tre figli del capo politico di Hamas uccisi dalle Idf a Gaza

I tre figli di Ismail Haniyeh, leader politico dell'organizzazione rifugiatosi in Qatar, si trovavano nella Striscia per la festa di fine Ramadan. Dall'inizio della guerra, Israele ha eliminato 60 membri della sua famiglia

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Israele continua nella sua campagna di eliminazione delle alte sfere di Hamas e di tutte le persone ad esse legate. Mercoledì 10 marzo, tre figli del capo politico dell’organizzazione terroristica Ismail Haniyeh sono stati uccisi in un attacco aereo nella Striscia di Gaza. La notizia è stata riportata dalla televisione del gruppo islamico Al-Aqsa e confermata dai membri della loro famiglia sui social network.

Hazem, Ameer e Mohammed sono morti assieme ad altri parenti mentre si trovavano vicino al campo profughi di Shati, a Gaza City. Haniyeh ha riferito al Al Jazeera che i tre si erano recati nell’exclave per passare con i congiunti l'Eid al Fitr, la festa che segna la fine del Ramadan. Il capo politico di Hamas ha denunciato la “brutalità” di Israele e ha sottolineato che i leader dell’organizzazione non si tireranno indietro se le loro case o le loro famiglie verranno prese di mira. “Attraverso il sangue dei martiri e il dolore dei feriti, creiamo speranza, creiamo il futuro, creiamo indipendenza e libertà per il nostro popolo e la nostra nazione”, ha dichiarato Haniyeh. “Non c'è dubbio che questo nemico criminale è guidato dallo spirito di vendetta e dallo spirito di omicidio e di spargimento di sangue e non osserva alcun standard o legge”. Dall’inizio del conflitto, sarebbero 60 i parenti del membro di spicco di Hamas uccisi dalle Idf.

Secondo fonti israeliane, il raid avrebbe potuto provocare l’ennesimo stop alle trattative per il raggiungimento di una tregua e il rilascio degli ostaggi, ma Haniyeh ha specificato che l’avvenimento “non influenzerà le richieste di Hamas sul cessate il fuoco”. Il fronte diplomatico si trova comunque in una fase di stallo. Al momento, i colloqui in corso a Doha non hanno ancora portato a risultati concreti. I negoziatori hanno proposto un’intesa che prevede una sospensione dei combattimenti per sei settimane, rilascio di 40 prigionieri israeliani, tra cui tutte le donne e gli uomini malati e anziani, e la scarcerazione da parte di Tel Aviv di centinaia di detenuti palestinesi.

Stando a quanto riportato dalla Cnn, però, Hamas ha riferito ai mediatori di non essere in grado di rintracciare un numero di ostaggi sufficiente e appartenente alle categorie indicate nella proposta. Un’incapacità o non volontà, queste, che secondo fonti informate e citate dall’emittente americano sono i principali ostacoli al raggiungimento di un accordo.

Viste le condizioni, i negoziatori di Tel Aviv stanno spingendo affinché nella lista siano inseriti giovani uomini e militari catturati durante gli attacchi del 7 ottobre.

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