Guerra in Israele

"Sono i soli rimasti vivi". Cosa rivela la proposta dell'Egitto a Israele

La bozza di intesa è stata presentata al governo israeliano dai mediatori del Cairo. Fonti di Tel Aviv hanno dichiarato che al momento non vi sono colloqui ufficiali in corso con Hamas

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L’Egitto continua nei suoi sforzi per prevenire un attacco israeliano a Rafah. Stando a quanto riportato dal Jerusalem Post, i negoziatori del Cairo hanno messo sul tavolo delle trattative una proposta per il rilascio di 33 ostaggi detenuti a Gaza, gli unici che, secondo l’intelligence di Tel Aviv, sarebbero rimasti in vita dei 133 ancora nelle mani di Hamas. In cambio, i terroristi otterrebbero una tregua di "meno di sei settimane".

Al momento non ci sono colloqui sugli ostaggi tra Israele e Hamas, né c'è una nuova offerta israeliana al riguardo”, ha spiegato una fonte informata dello Stato ebraico. “Quello che c'è è un tentativo dell'Egitto di riavviare colloqui con una proposta egiziana che prevede il rilascio di 33 ostaggi, donne, anziani e malati”. Questa mattina si era diffusa la voce che la bozza di intesa fosse stata presentata da una delegazione del Cairo capeggiata dal capo dei servizi segreti Abbas Kamal, che avrebbe dovuto incontrare il direttore del Mossad David Barnea. I media arabi ed egiziani hanno però smentito la notizia, sottolineando che non vi sono state riunioni e che i mediatori del governo di al-Sisi sono in contatto con tutte le parti.

Il fatto che solo 33 persone siano sopravvissute alla prigionia, inoltre, non è facilmente verificabile. All’inizio di marzo, i terroristi di Hamas hanno dichiarato che i raid israeliani nella Striscia hanno provocato la morte di 70 ostaggi, il che porterebbe il numero di detenuti ancora in vita a 63. L’organizzazione palestinese ha anche detto più volte di non essere in grado di rintracciare tutti gli israeliani rapiti negli assalti del 7 ottobre, a causa dei ripetuti spostamenti e alle gravi perdite subite a causa dell’offensiva delle Idf, in particolare per quanto riguarda la catena di comando. Vi è la possibilità, dunque, che molti prigionieri siano dispersi ma ancora vivi.

La notizia della proposta egiziana è comunque destinata a rinfocolare le proteste dei familiari degli ostaggi, che più volte sono scesi nelle strade di Israele per accusare il governo di aver abbandonato i propri cari. Venerdì 26 marzo, una manifestazione si è tenuta davanti all’abitazione del leader del partito Unità Nazionale e membro del gabinetto di guerra Benny Gantz. La folla ha scandito slogan per chiedere la liberazione delle persone ancora prigioniere a Gaza e ha mostrato cartelli con appelli a favore di un cambio dell’esecutivo.

Nel frattempo, l’esercito israeliano si sta preparando all’offensiva su Rafah, ultima roccaforte dei terroristi nell’exclave dove, secondo i militari, vi sarebbero ancora quattro battaglioni nemici intatti. Le Idf hanno ammassato i carri armati lungo il confine meridionale della Striscia e centinaia di migliaia di civili hanno già abbandonato la città, fuggendo in Egitto o nei campi allestiti dallo Stato ebraico nella zona di Khan Younis.

Il premier Benjamin Netanyahu non ha ancora dato il via libera all’attacco, ma in molti ritengono che ormai sia imminente.

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