Guerra

Le "Zapad" russe e quei segnali sull'Ucraina ignorati da Ue e Nato

L'eventuale, mancata interpretazione di “Zapad” può derivare da una mala interpretazione del ruolo della Nato da parte dei paesi orientali dell'Alleanza, che non è vettore di sentimenti anti-russi.

Le "Zapad" russe e quei segnali sull'Ucraina ignorati da Ue e Nato

In russo “Zapad” vuol dire “occidente”; il termine è stato usato dal Cremlino per indicare esercitazioni svoltesi dal 2009 al 2023 nell’exclave russa di Kaliningrad, coinvolgendo le forze armate dell’alleato bielorusso in contesti altamente realistici e con un considerevole impiego di armi, mezzi ed equipaggiamenti. Seppur preoccupate per quelle manovre vicine ai confini europei, Nato ed UE hanno forse mancato un’interpretazione corretta di Zapad sul medio-lungo periodo: non la preparazione ad un attacco contro l’ala orientale dell’Alleanza, ma l’invasione via terra dell’Ucraina.

Perché Zapad

Il ciclo di esercitazioni Zapad ha avuto una sua strategia precisa, nonché una precisa collocazione temporale e geografica. Il coinvolgimento di russi e bielorussi in esercitazioni congiunte risale al 2009, quando Vladimir Putin e Alexander Lukashenko si accordarono per lo svolgimento per attività addestrative che avrebbero avuto luogo a Kaliningrad nel 2009 e poi nel 2013 e nel 2017.

La location aveva un significato particolare: ultimo lembo di Russia in un’Europa orientale ormai in mano NATO: Repubbliche baltiche, Polonia, Romania, Ungheria, Bulgaria erano entrate nell’Alleanza Atlantica già nel 2004; nel 2017 sarebbe stato il turno delle ultime due nazioni est-europee, il Montenegro e la Macedonia del Nord.

È proprio nel 2017 che l’ esercitazione assume un carattere ancora più strategico già dal numero di effettivi, che alcuni analisti valutarono fra le 60 mila ed le 100 mila unità. C’era poi il conflitto a bassa intensità in Crimea e nel bacino del Donbass con gli ucraini che, nel primo biennio, avevano ricevuto aiuti militari statunitensi stimati fra il mezzo miliardo ed i 2,5 miliardi di dollari.

Un sostegno notevole, dunque, ma in contro tendenza con gli auspici degli Accordi di Minsk che prevedevano una soluzione della crisi in Donbass ricorrendo solo a diplomazia e politica. Gli scontri fra governativi ucraini e milizie delle autoproclamate repubbliche di Doneck e Lugansk andarono dunque avanti fino alla fatidica data del 24 febbraio 2022.

Ultime, ma non per importanza, le sanzioni economiche seguite all’annessione della Crimea che avevano contribuito a svalutare il rublo. Crisi economica, influenza statunitense in Ucraina, accordi di Minsk di fatto violati, la NATO giunta alle sue porte: più che pronta ad un attacco preventivo, quindi, la Russia si addestrava forse a rompere un accerchiamento.

Un errore interpretativo

Ma non è andata così. L’attenzione del Cremlino era infatti da tempo su un altro fronte, quello ucraino, con l’obiettivo di saldare il bacino del Donbass e la Crimea. D’altronde, con lo sbocco sul Mare di Barents “blindato” puntare al Mar Nero rappresentava, da un punto di vista prettamente geopolitico, una questione strategica e di sopravvivenza.

Il perché l’Alleanza Atlantica non abbia colto in tempo le intenzioni dell’avversario è difficile da comprendere. Si può solo riconoscere che non vi sia stata una piena valutazione del problema. A questo proposito è interessante cosa scrive il Warsaw Institute a ridosso di Zapad 2017:

“Come affermato dal Ministro della Difesa lituano, la Russia ha simulato un attacco agli stati baltici, per lo più con ‘incursioni’ nel confine lituano e sbarchi in prossimità di quelli lettoni ed estoni. Il generale Petr Pavel ha dichiarato che le manovre Zapad-2017 potrebbero essere percepite in termini di ‘preparazione seria per una grande guerra." L’attenzione era dunque focalizzata sulle repubbliche baltiche, non sull’Ucraina.

Ma andiamo avanti: “I test missilistici sono stati condotti simultaneamente nella parte settentrionale del paese, nonché nel mare di Laptev e nel mare di Barents. A loro hanno partecipato i sistemi missilistici di difesa costiera Bastion e Rubezh e le navi della Flotta del Nord. Durante l'utilizzo dei sistemi A2/D2, era importante mobilitare i lanciamissili balistici tattici Iskander-M (missili balistici tattici ipersonici, ndr)”.

Quattro anni dopo, nel settembre 2021, l’ultima “Zapad” coinvolge un numero impressionante di unità: 200 mila soldati e oltre 700 mezzi fra elicotteri, carri armati, batterie missilistiche e mortai. Quasi un presagio dell’azione che, di lì a poco, avrebbe interessato l’Ucraina.

Non tutti hanno compreso cos'è la Nato

La mancata interpretazione di “Zapad” può essere dunque spiegata con una ulteriore mala interpretazione, quella dei paesi orientali dell’Alleanza sull'effettivo ruolo della Nato. L’Organizzazione del teatro nordatlantico, infatti, nacque 75 anni fa col fine di deterrenza prima diplomatica poi, eventualmente, militare verso minacce di qualunque provenienza.

Tutt’altra cosa quindi interpretarne la missione come vettore di risentimenti anti-russi che appartengono alla storia di alcuni membri Nato, non alla storia di tutti i paesi dell'Alleanza.

Paesi la cui capacità di valutare le situazioni e di mantenere un delicato equilibrio fra diplomazia ed intervento ha garantito all'Europa ed al mondo libero di vincere la Guerra fredda senza trasformare il Vecchio Continente in un campo di battaglia.

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