Politica

Ha lasciato l’Inghilterra la mente della strage

Accertamenti anche su un cittadino egiziano, laureato in chimica: potrebbe essere il realizzatore degli ordigni esplosivi

Gaia Cesare

«L’indagine si muove in fretta, nuovi elementi emergono di ora in ora. Abbiamo chiarito molte cose su quello che è successo, ma ci vorranno mesi per fare luce su tutto». Trapela un cauto ottimismo dalle parole di Peter Clarke, il capo dell’antiterrorismo che ieri ha rinnovato in modo più esplicito il suo invito agli inglesi perché collaborino con la polizia, nel tentativo di ottenere maggiori dettagli sugli attentati del 7/7 britannico, ufficialmente attribuiti da Downing Street ad Al Qaida.
Polizia e intelligence hanno aggiunto ieri un nuovo importante tassello al puzzle delle investigazioni: sono riuscite a risalire all’idendità - sinora incerta - del quarto kamikaze. Il suo nome (in un primo momento si era fatto quello di Eliaz Fiaz, 26enne anglo-pakistano di Leeds) non è ancora stato confermato da Scotland Yard - che mantiene comunque un certo riserbo - ma le indiscrezioni che giungono da fonti della Metropolitan Police lasciano pochi dubbi. Sarebbe Lindsey Germail il giovane che si è fatto esplodere sulla Piccadilly Line, tra King’s Cross e Russell Square. Anche lui britannico, ma a differenza degli altri tre attentatori suicidi di origini pakistane, l’uomo «immolatosi» in nome della Jihad ha origini giamaicane. Un elemento che porta a ritroso nel tempo e che ricorda il pericolo scampato il 22 dicembre 2001, quando Richard Reid, anche lui britannico di origini giamaicane, fu arrestato mentre tentava di innescare l’esplosivo contenuto nelle sue scarpe sul volo Parigi-Miami.
Ma è soprattutto sull’identità dell’ideatore del macabro 7 luglio londinese che si concentrano ora le ricerche degli agenti speciali. Il «quinto uomo» - come è ormai meglio conosciuto - avrebbe una trentina d’anni, anche lui britannico di origine pakistana, secondo il Daily Mirror è giunto nell’appartamento di Leeds (il covo dove sarebbero state fabbricate le bombe) circa un mese prima degli attacchi, presumibilmente via mare, per istruire gli uomini-bomba e garantire la perfetta esecuzione dell’attacco. Legato alla rete terroristica di Al Qaida - forse agli esponenti che fanno base negli Usa - e già precedentemente coinvolto in inchieste sul terrorismo, potrebbe aver lasciato il Regno Unito alla vigilia della strage.
Con lui avrebbe agito anche un sesto uomo, un egiziano recentemente scomparso dalla sua abitazione di Leeds, nel West Yorkshire, e ora braccato dall’intelligence. Si tratterebbe di Magdi El Nashar, 33 anni, laureato in chimica e forse il realizzatore degli ordigni. All’interno della sua abitazione - probabilmente lasciata ai terroristi che ne hanno fatto la loro base logistica - sarebbe stata trovata una grossa quantità di esplosivo. Anche lui sembra abbia lasciato la Gran Bretagna prima degli attacchi. L’intelligence sta tentando di raggiungere anche Omar Bakri Mohammes, il religioso che aveva predetto gli attacchi e che potrebbe aver indottrinato i quattro kamikaze. Di lui non si sa più nulla: è sparito dalla sua abitazione a nord di Londra e non risponde al cellulare, proprio come i suoi collaboratori.
È una partita contro il tempo quella degli investigatori, che continuano a setacciare l’area di Leeds, ma che confermano di aver effettuato un solo arresto legato alla strage. Per vincerla, Scotland Yard ha deciso di diffondere la foto di Hasib Hussain, il più giovane dei kamikaze con i suoi 19 anni, l’attentatore che quella mattina del 7 luglio - zaino in spalla - ha dovuto fare i conti con un fuori programma, la chiusura della Northern Line. È lui, il teenager fattosi esplodere sul bus numero 30 a Tavistock Square, che potrebbe portare nuove utili informazioni. La polizia sta cercando di stabilire con maggiore precisione perché prese il «double-decker» e perché si sia fatto esplodere quasi un’ora dopo i suoi compagni di morte, alle 9:47.

«Can you help?» è il messaggio che a grandi lettere i «bobbies» inglesi stringono fra le mani e appendono nei luoghi delle esplosioni, per tentare di scovare, grazie all’aiuto dei cittadini, nuovi preziosi dettagli.

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