Letteratura

"Inclinerei a scartare...". E Oreste del Buono divenne Oreste il cattivo

A cent'anni dalla nascita la Fondazione Mondadori mette in Rete disegni e lettere inedite del celebre scrittore-giornalista. Che fu grande uomo di editoria

"Inclinerei a scartare...". E Oreste del Buono divenne Oreste il cattivo

Oreste del Buono, se fosse qui, avrebbe cent'anni (a proposito: Auguri), invece è morto da venti. Infaticabile uomo di editoria, nel 1966, l'8 marzo, giorno del suo compleanno numero 43, ricevette dalla casa editrice Mondadori l'offerta irrifiutabile di un contratto di collaborazione come consulente. L'impegno durerà fino al 1975.

Ed eccoci al punto. Per l'anniversario di Oreste del Buono, per tutti semplicemente «OdB», la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, attingendo ai documenti del suo archivio e della Biblioteca storica, ha messo in rete un gruppo di lettere con i suoi pareri di lettura, fra consigli di acquisizione, valutazioni, segnalazioni e bocciature. Trovate tutto qui: www.fondazionemondadori.it/la-scrivania-di-odb/.

Come spiega Rossella Marino, che ha curato la pubblicazione digitale, spesso a OdB era richiesto un intervento di verifica per controllare i brevi giudizi di scarto espressi dai lettori interni ed esterni in fase di preselezione: «La sua opinione era spesso decisiva. Lui era un super lettore che scriveva pareri sui pareri, a volte dialogando a volte scontrandosi con gli altri lettori e lo stesso Vittorio Sereni, il direttore letterario».

Bene. Allora leggiamoli, questi pareri di lettura, finora inediti nella loro forma integrale. C'è da divertirsi.

Alcuni sono positivi, e diventano l'occasione per sollecitare la Mondadori alla pubblicazione di un determinato libro o di un autore. Ad esempio nel 1970 OdB legge e consiglia God Bless You di Kurt Vonnegut, scrittore del quale due anni prima aveva molto apprezzato Mattatoio n. 5. Molti altri invece sono impietosi. Eccoli. Nel 1968 la Mondadori è in difficoltà nel gestire Jack Kerouac. Per non perdere la prelazione sull'opera già prodotta e su quella futura, si deve decidere se insistere per pubblicare Vanità di Dulouz, conteso a Bompiani. Della pratica viene incaricato OdB. Il suo giudizio è tranchant: «Kerouac ha promesso a noi questo libro, poi lo ha passato ad altri. Direi che non è un gran male». Sulla strada ormai è lontano, irripetibile...

Poi c'è una lunga galleria di stroncature senza appello, addolcite dalla sua celebre formula «Inclinerei a scartare» usata per rimandare al mittente i titoli non interessanti. Esempi. Nel 1965 si deve decidere se pubblicare i drammi storici dell'ungherese László Németh, noto in area mitteleuropea, sconosciuto in Italia. Si chiede consiglio a OdB. Risposta: «Posso giudicare solo dai testi leggibili in tedesco, e li trovo delle gran pizze». Poi ci sono i racconti di Doris Lessing, African Stories e A Man and Two Women, siamo nel 1968: «Stentano a imporsi (anzi non s'impongono) al nostro pubblico narratrici di capacità letteraria e di autentico umorismo come la Spark e la Murdoch, figurarsi la Lessing. Che è sempre stata una gran pasticciona (di una tediosità a dir poco ottocentesca)». O Thomas Bernhard e i suoi tre racconti «da leggere facendo gli scongiuri»: «insopportabili per l'eccesso di lugubre e di pesante (e anche, ovviamente, di pedante: uno di quei menagrami che non si lasciano sfuggire un particolare sgradevole, triste, angoscioso)». O il francese Michel Bataille, autore del romanzo Le chat sauvage che a OdB «ripugna veramente»: «Uno sfacelo di retorica neppure mai arrivata alla gloria». Ancora: Jacques Borel, premio Goncourt nel '65 per L'Adoration: il suo Le Retour, siamo nel '70, Odb lo riassume così: «Un tale torna ai posti dell'infanzia e li ricorda come un cretino. Inclinerei a scartare». O il romanzo sperimentale Tarantula di Bob Dylan. Il parere di OdB è del 1971: «un'opera di poesia e prosa un poco sul tipo di quelle del Gruppo 63 di non rimpianta memoria», che è una staffilata al Gruppo 63. Nel libro di Dylan «a pagine folgoranti di intuizioni si alternano pagine arrampicate sui vetri», ma alla fine ne consiglia la pubblicazione: «Il nome del cantante è tale da imporre il libro».

Infine, il caso Milan Kundera. Nel 1968 OdB aveva già convinto Sereni a tradurre Lo scherzo, quando lo scrittore ceco era ancora poco noto in Occidente. In Italia però in romanzo non vendette molto. E quando, due anni dopo, Mondadori deve decidere dei racconti Risibles Amours, di fronte al calcolo delle rese dello Scherzo, OdB si chiede: «Cosa si deve dedurre, che Kundera non va?». Rispondendosi: «E, invece, Kundera è un buono scrittore» e i suoi racconti, «abbastanza lunghetti, sono senz'altro buoni». Semmai si deve ripensare la strategia editoriale: se si decide di pubblicare i racconti, «piacevoli, ma non indispensabili», non è su quelli che bisogna puntare. Per rilanciare Kundera occorre rilanciare Lo scherzo «oltre la scaduta realtà cecoslovacca». Amori ridicoli sarà pubblicato nel '73, seguito da La vita è altrove nel '76. Poi Kundera passò a Bompiani. E dopo ad Adelphi.

Ah. Un'ultima cosa. Tra le carte messe in rete c'è anche un foglio scarabocchiato da OdB con «I 5 modi per ammazzare un interista». Sparandogli, impiccandolo, affogandolo in una tinozza, dandogli fuoco o facendolo a fette. Era uno scherzo per Vittorio Sereni, accanito nerazzurro.

Oreste del Buono era milanista.

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