Letteratura

Gli incontri epocali dell'inviato Gawronski con i grandi del mondo

L'intervista a Wojtyla che valse "tre encicliche", l'ironia di Castro e la fermezza della Thatcher

Gli incontri epocali dell'inviato Gawronski con i grandi del mondo

Non mi è mai capitato di incrociare Jas Gawronski, ma ho avuto il piacere (e la fortuna) di conoscere, intervistare e frequentare, sia pure episodicamente, la madre. Si trattava di Luciana Frassati, figlia del mitico fondatore e direttore del quotidiano torinese La Stampa. Ebbi modo di incontrarla nel 1978 in occasione della pubblicazione del primo tomo della sua ponderosa opera dedicata al padre. Ne conservo il ricordo di una donna eccezionale, di grande vivacità intellettuale e fascino umano. Aveva conosciuto tante importanti personalità culturali - da Franz Werfel ad Alma Mahler, da Wilhelm Furtwängler ad Arturo Toscanini e via dicendo - e, moglie di un diplomatico polacco, si era impegnata per salvare, da nazisti e bolscevichi, tante vite. Avevo letto un suo libro di memorie, Il destino passa per Varsavia, che racconta dei suoi incontri con Mussolini e che, oltre ad essere coinvolgente, è anche storicamente importante, tant'è che Renzo De Felice, anni dopo, volle farlo ripubblicare.

All'epoca di quell'incontro, Jas Gawronski, il più noto dei suoi figli, era già un personaggio di successo: un grande giornalista, inviato speciale in tanti Paesi e poi corrispondente della Rai a New York e Parigi. Quel che colpiva, nei suoi servizi, era la capacità di raccontare gli avvenimenti e soprattutto di spiegarli attraverso i loro stessi protagonisti. Non si era ancora convertito alla politica che lo avrebbe visto più volte parlamentare e per qualche tempo portavoce di Silvio Berlusconi. Il giornalismo, insomma, era la sua vita. E, credo di poter dire, le sue doti di analista politico e di ritrattista erano il retaggio di una tradizione familiare.

Un suo bel libro appena uscito per i tipi di Aragno, dal titolo Da Giovanni Paolo II a Giovanni Agnelli. Dialoghi del '900 (pagg. 198, euro 18), testimonia la passione di Gawronski per il giornalismo. Vi sono raccolte interviste a uomini e donne che in qualche misura hanno lasciato una traccia nella storia, profili di uomini politici e non solo, nonché reportage da territori lontani e poco conosciuti, ovvero da zone particolarmente calde. Un piccolo campionario, insomma, dell'attività (e delle «avventure») di un cronista di razza, scrupoloso e attento.

Gawronski appartiene, come precisa lui stesso, a quella schiera di giornalisti i quali, più che descrivere i fatti, si dedicano ai personaggi, perché «in fondo sono gli individui che determinano gli avvenimenti» e il «ricercare ed esplorare i protagonisti della storia è un po' come andare alla fonte delle vicende umane, piuttosto che analizzarne l'evoluzione». L'esempio più conosciuto, e certo più clamoroso, del suo modo di fare giornalismo è una celeberrima intervista a Giovanni Paolo II pubblicata in contemporanea da molti giornali in tutto il mondo. Fu davvero uno scoop perché mai prima di allora un pontefice aveva rilasciato un'intervista su temi politici a un giornalista.

A rileggerlo, oggi, quel colloquio risalente alla prima metà degli anni Novanta, ha non solo un valore di testimonianza storica, ma contiene anche chiarimenti sulla posizione della Chiesa di fronte alla guerra e sull'idea della possibilità di una «guerra giusta». Sotto questo profilo, appare di sorprendente attualità in un momento nel quale il mondo è percorso dai venti di guerra provocati dall'aggressione russa all'Ucraina. Giovanni Paolo II, riferendosi alla guerra di Bosnia, disse che «in caso di aggressione bisogna togliere all'aggressore la possibilità di nuocere» e precisò che «secondo la dottrina tradizionale della Chiesa la guerra giusta è solamente quella di difesa» perché «ogni popolo deve avere il diritto di difendersi». Il colloquio tra Gawronski e Giovanni Paolo II toccò tanti altri temi: dall'analisi della crisi del sistema comunista al parallelismo fra Stalin e Hitler, dalla situazione dei Balcani alla decadenza del mondo occidentale, dal giudizio su Gorbacev al confronto fra comunismo e capitalismo con una celebre battuta sul «nocciolo di verità» presente nel marxismo e via dicendo. Una intervista a tutto campo, insomma che, come disse un illustre prelato vaticano, valeva «tre encicliche».

Dell'intervista a Giovanni Paolo II si trovano echi in colloqui che Gawronski ebbe con altre figure importanti del Novecento. Quando, per esempio, incontrò Fidel Castro, con quella sua faccia «mimica, espressiva» e la voce «leggermente stridula, quasi felliniana» che stonava con il «corpo possente» dal quale ci si sarebbero attese «note da basso», Gawronski si sentì rispondere, alla domanda sul perché indossasse sempre l'uniforme da guerrigliero, con questa battuta: «Lei, al Papa, glielo ha chiesto perché porta sempre quel vestito bianco?». Tutt'altro che spiritosa fu la risposta che Gawronski ebbe da Margaret Thatcher alla domanda se anche lei, come Giovanni Paolo II, scorgesse qualche «seme di verità» nel comunismo: «non riesco a trovare aspetti positivi in un'ideologia che ha come obiettivo di privare la gente della libertà e non concede né dignità umana né prosperità. Il comunismo è semplicemente il credo di pseudo-intellettuali, per il potere di pseudo-intellettuali che si credono al di sopra del popolo. Una delle più grandi tragedie che sia capitata al mondo». Parole che spiegano il carattere della Lady di ferro.

Nel volume di Gawronski ci sono altre interviste - al filosofo marxista György Lukács, per esempio, allo scienziato Albert Sabin o allo storico Arthur Schlesinger, forse la più celebre delle cosiddette «teste d'uovo» di John Fitzgerald Kennedy - ma anche ritratti come quelli del reverendo Malcom X, paladino islamico degli afro-americani, o del generalissimo Chiang Kai-shek o, infine, di Giovanni Agnelli, l'avvocato che non avrebbe mai voluto investire nell'auto. E non mancano corrispondenze dalla Corea del Nord, dal Kazakistan, dal Laos e via dicendo, tutte scritte con un linguaggio scarno ma coinvolgente e dettate da quello scrupolo per la ricerca della verità che contraddistingue il vero giornalista.

Quale è Jas Gawronski.

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