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Il 25 Aprile è ostaggio di una sola parte politica

Il ministro dell'Istruzione Valditara scrive una lettera per non politicizzare il 25 Aprile. Negli ultimi anni una parte politica si è infatti appropriata della Festa della Liberazione cercando di renderla appannaggio di una sola area con il risultato che, invece di favorire una maggiore unità, si sono create nuove divisioni

Il 25 Aprile è ostaggio di una sola parte politica

Le celebrazioni del 25 Aprile portano con sé da sempre polemiche, discussioni politiche, reciproci attacchi che contribuiscono ad attualizzare un dibatitto mai sopito sulla resistenza, il fascismo e la guerra civile. Ciò vale in ogni occasione ma diventa ancor più evidente quando al potere c'è il centrodestra. Già avvenne con i governi Berlusconi ma è esploso con l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni: il fatto che a Palazzo Chigi si trovi per la prima volta un leader conservatore, ha fatto sì che da mesi la Festa della Liberazione sia utilizzata per attaccare il governo.

Questi attacchi politici non hanno risparmiato il mondo della scuola e, a pochi giorni dalla ricorrenza, il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha scritto una lettera per cercare di chiarire alcuni punti. Anzitutto la necessità che il 25 aprile sia una data che unisca invece di dividere: "Guai a farne un giorno di parte e di divisione adombrando il sospetto che forze democraticamente elette in Parlamento siano fasciste. Il rischio è semmai che con la scusa dell’antifascismo si ritorni agli anni bui della contestazione violenta in cui si tentò di delegittimare tutte le forze democratiche non dichiaratamente di sinistra".

Valditara condanna senza giri di parole ogni forma di dittatura, incluso il fascismo, e afferma: "Il 25 aprile è una data fondamentale nella storia della nostra Repubblica: segna la sconfitta della dittatura fascista, il ritorno alla libertà, alla democrazia e la fine della guerra".

Da qui la necessità di difendere la libertà in ogni sua forma nel momento in cui viene messa in discussione da ideologie o regimi come avvenuto nel '900. Anche oggi la libertà è a rischio: "Oggi l’antisemitismo si respira anche in quelle terre d’Europa dove è sempre più difficile dirsi e comportarsi da ebrei per via di un certo estremismo islamista, il totalitarismo si ritrova in quelle università che non ammettono un pensiero critico rispetto al politicamente corretto, l’intolleranza affiora in quella stampa che distribuisce patenti di fascismo a chiunque non garbi, e in quella politica che considera l’altra parte un nemico da delegittimare e non un avversario con cui dialogare pur da differenti posizioni".

Eppure, sottolinea Valditara, è sbagliato vedere il fascismo in valori e politiche "largamente condivisi e praticati nelle democrazie occidentali" come la difesa delle frontiere, la celebrazione dell'identità di un popolo, l'idea di patria, la protezione degli interessi nazionali.

Da qui la conclusione del suo ragionamento: "Occorre dunque fare attenzione che non si abusi del concetto di antifascismo considerandolo una patente buona per discriminare gli avversari politici e per evocare il pericolo di un improbabile ritorno alla dittatura".

In tal senso, precisa il ministro dell'Istruzione: "Per allontanare qualsiasi sospetto di una strumentalizzazione politica sarebbe dunque opportuno che il 25 Aprile si condanni il passato senza offendere o delegittimare chi oggi rappresenta valori legittimi seppure diversi, pienamente in sintonia con la Costituzione repubblicana. Perché il 25 Aprile è festa di tutti noi".

Il punto è proprio questo: negli ultimi anni una parte politica si è appropriata e ha politicizzato la Festa della Liberazione cercando di renderla appannaggio di una sola area politico-culturale con il risultato che, invece di favorire una maggiore unità, si sono create nuove divisioni.

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