Cronache

La villeggiatura in poltrona dell'Italia in campeggio

Roulotte con tv, grigliate e vasi di fiori finti. Nei camping resiste un popolo che va in ferie per due mesi. Ma continua a vivere come a casa propria

La villeggiatura in poltrona dell'Italia in campeggio

Non è stato difficile montare l'igloo due-posti-più-due, il cui nome va interpretato così: è grande abbastanza per dormirci in coppia con bagagli e infilarsi un costume, forti di una moderata preparazione atletica.

Ma il campeggio è piccolo e la gente mormora. E soprattutto confronta. Passa una bambina mano nella mano con la nonna, la voce dell'innocenza (perfida): «Nonna, guarda che tenda piccola!». Mia moglie non si arrende: «È quella delle Barbie, quella vera la dobbiamo ancora montare». La nonna imbarazzata trascina via la piccola verso il proprio accampamento, che fa davvero sembrare la nostra una tenda da bambole: cinquanta metri quadri di piazzola interamente ricoperti da una complessa struttura di teli, pali e fili, un incrocio escheriano di gazebi e recinti, un microcosmo formato famiglia che è la vera bandiera di un'Italia ufficialmente estinta, e che invece pulsa qui, nella Maremma verace, a nord dell'Argentario radical chic e a ridosso della via Aurelia del Sorpasso.

Chi non ricorda Gassman che sclacsona sulla spider? Ecco, non c'entra niente. Spremete la memoria o riguardatelo su Youtube, qui parliamo piuttosto delle utilitarie che lui sorpassava, così cariche di pargoli e valigie che l'attore li sfotte: «E nonno? Nun è voluto venì?».

La meta è la lunga striscia di camping che appalta questo tratto di costa toscana. La posizione è ideale per il dolce far niente: sotto un tetto di pini marittimi, su un letto di aghi dei medesimi pini, a 20 metri dalla spiaggia e da un mare che non sarà caraibico ma non è la peggiore broda adriatica. Con una quarantina di euro al giorno una famiglia di quattro persone conquista il suo spicchio di mare. E poi ci sono gli ancor più economici abbonamenti «mezza stagione», cioè due mesi. Proprio come la vecchia villeggiatura, ricreata in vitro in questo piccolo mondo antico. Che al suo popolo fedele («veniamo qui da quarant'anni», confida una signora con più orgoglio che rassegnazione) non fa mancare nulla: supermercato con prodotti tipici, bar, area picnic e grigliate, palco per l'animazione una sera sì e una no. Ed è questo che i campeggiatori cercano: villeggiare non è viaggiare, ma ricomporre casa propria al mare, gustare il torpore lieve di certi pomeriggi esangui di fine luglio, serate di lazzi e fritture tra familiari e habituè, senza mai spostarsi più di 30 metri, fedeli h24 al rigoroso dress code: costume e ciabatta di plastica per lui (di sera è ammessa una tshirt), pareo per lei, bambini in totale libertà, suocere con veste da casa a fiori. Qualche coppia più giovane o giovanile osa tirarsi a lucido per ballare la lambada di stagione nel campeggio vicino, più festaiolo. Gli adolescenti non ancora emancipati si ritrovano in branchi e flirtano, chissà perché, nell'area docce-lavanderia. Dopo pranzo però lasciano il campo agli anziani, tassello fondamentale: badano ai bambini e soprattutto cucinano. E mica due spaghetti improvvisati. Nei viali soffiano aromi archeologici di ragù, parmigiane di melanzane, pesce fritto o grigliate pantagrueliche.

Il corredo della piazzola doc del resto prevede roulotte con antenna e tv color, estesa da una veranda chiusa e un gazebo con tavolo da sei-otto e sedie (per i più attrezzati poltroncine di legno da giardino), amaca e una mini tenda con cucina alimentata da bombole a gas. Il tutto «pavimentato» con un telo di nylon e circondato da un vallo di reti, più per delimitare il proprio regno che per tenere fuori i barbari. In uno dei «salotti» più forniti un'anziana, incurante di trovarsi in mezzo al verde di una pineta, decora il centro tavola con una pianta finta.

Dopo pranzo la processione con i piatti verso i lavandini negli spazi appositi dell'area docce. I più ingegnosi smontano i passeggini e li trasformano in carrelli per spostare le masserizie. Dalle roulotte spuntano attrezzi per ogni necessità e si guardano con compatimento i «non accessoriati», gli occasionali. Arriva una giovane coppia con una microscopica tenda «due secondi», così detta per il tempo di montaggio (per capire come ripiegarla però ci vogliono due ore). La aprono sbarazzini in faccia agli attempati che lavorano per giorni ai propri bivacchi e loro ridono sornioni. La mattina all'alba la coppia è teneramente abbracciata, ma con le teste fuori dalla tenda impraticabile, in cerca di aria. Lei mormora disperata: «Amò, ho dormito trenta secondi... fa quarcosa». Un'ora dopo sono in viaggio verso un albergo.

Il campeggio non è per tutti.

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