Politica

Cancellieri, Civati: "Il Pd si pronunci sulla sfiducia"

La sfiducia anticipato alla mattinata di mercoledì prossimo. Civati al Pd: "Il gruppo del Pd voti questa decisione al suo interno"

Il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri riferisce in Aula
Il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri riferisce in Aula

Dopo Matteo Renzi ora è anche Pippo Civati a sparare alzo zero contro Annamaria Cancellieri. Ma per Palazzo Chigi il caso è chiuso, valgono - riferiscono fonti dell’esecutivo - le parole pronunciate da Lette la settimana scorsa. Nel governo, però, crescono i timori per la mozione di sfiducia nei confronti del responsabile della Giustizia che sarà votata in èarlamento il 20 novembre. Perché qualora il Pd dovesse cambiare linea, per il ministro di via Arenula si potrebbe aprire quella prospettiva sul "dimezzamento" che la Cancellieri stessa vuole assolutamente scongiurare.

Al momento, spiegava oggi un sottosegretario al dicastero che ha parlato con il ministro in questi giorni, non c’è alcuna intenzione di fare un passo indietro. È un accanimento, si sarebbe lamentata il ministro. L’obiettivo è riscuotere una fiducia piena, ma nel Partito democratico c’è agitazione e Dario Franceschini dovrà mediare tra le varie anime per frenare soprattutto i renziani. Al dicastero di via Arenula il timore inoltre è che non si possa portare avanti il programma già illustrato dal ministro a Strasburgo. L’ipotesi è quella di un decreto legge da portare in Consiglio dei ministri dopo il 20 novembre (la Cancellieri, reduce da una operazione, tornerà al lavoro probabilmente la prossima settimana). Tra le idee in campo quella di un’uscita anticipata per i "detenuti modello", attraverso strumenti premiali legati alla buona condotta; per contrastare l’emergenza sovraffollamento nelle carceri il ministro punterebbe poi a ricorrere maggiormente alla misura dei domiciliari, a limitare la custodia cautelare, a rivedere la Fini-Giovanardi, intervenendo sul "reato della lieve entità" (il provvedimento potrebbe interessare più di diecimila detenuti).

La mozione di sfiducia al ministro della Giustizia arriva in Parlamento proprio a ridosso della decisione dell’Aula del Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi. A palazzo Chigi, però, si chiude la porta a qualsiasi tentativo di riaprire la partita sul ministro. Enrico Letta assiste poi da spettatore anche allo scontro interno nel Pdl. Il "paletto" resta sempre lo stesso: il 2 ottobre si è formata una nuova maggioranza, quello è "un punto di non ritorno". Dunque nessuna intromissione nella querelle tra Alfano e Berlusconi sul sostegno al governo, ma resta la separazione netta tra la vicenda giudiziaria che riguarda Berlusconi e la durata della legislatura. Il presidente del Consiglio oggi prima di volare a Lipsia al congresso del Spd per ribadire che occorre una svolta nell’Unione europea (ripeterà lo stesso concetto questa sera durante un’iniziativa promossa dall’Intergruppo parlamentare a Subiaco) e scongiurare il pericolo del populismo, ha presenziato alla visita del Santo Padre al Quirinale. Il presidente della Repubblica si è sfogato con il Papa, denunciando il clima avvelenato in Parlamento. Anche il premier è consapevole delle difficoltà, vorrebbe che si procedesse in un altro modo, ma la consapevolezza è che non si tratti di una missione impossibile e qundi si andrà avanti spediti.

Domani in Consiglio dei ministri (assente il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni che sarà alla riunione dell’Eurogruppo) approderà un decreto sull’ambiente e un dl sullo sviluppo in cui verranno recepite le norme sul piano Destinazione Italia.

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