Politica

Che succede ora nel Pd?

Civati, Puppato, Gozi e Zampa dicono sì alla fiducia. Bindi: "Voterò fiducia". Intanto si lavora per il dopo Bersani

Che succede ora nel Pd?

Il governo Letta ha giurato, ma che succede ora nel Partito democratico? La situazione è tutt'altro che tranquilla, nonostante che a guidare Palazzo Chigi sia il vicesegretario del Pd. Facile comprenderne le ragioni, visto quello che è successo nelle ultime settimane, con Bersani disarcionato dopo la doppia bocciatura al Quirinale (prima di Marini poi di Prodi) e la nascita del governo delle larghe intese, nato sotto la spinta forte di Napolitano.

A saltare subito all'occhio è l'esclusione di Massimo D'Alema, che fino all'ultimo era in pole position per una poltrona di peso (Farnesina?). Alcuni uomini a lui vicini, però, sono entrati nella squadra di governo: Andrea Orlando e Massimo Bray. Ora, prima di valutare a pieno il livello di nervosismo delle varie correnti, bisogna aspettare la distribuzione della altre poltrone, quelle di viceministro e sottosegretario. E c'è da vedere cosa farà chi, come Pippo Civati, aveva manifestato l'intenzione di non votare la fiducia al governo. Continuerà questa forma di protesta, rischiando l'espulsione dal partito? Oppure verrà a più miti consigli?

Intanto spunta un "documento del disagio". A firmarlo sono, con Civati, altri parlamentari del Pd: i prodiani Sandro Gozi e Sandra Zampa, oltre a Laura Puppato. Vedremo se a questi nomi ne seguiranno altri. Il documento del disagio più che altro è un avvertimento: sì al governo Letta ma attenzione alle leggi ed ai provvedimenti che verranno adottati. Non saranno ammesse sbavature rispetto al programma del centrosinistra. Bisognerà vedere fino a che punto si spingerà la fronda degli scontenti.

"Accordiamo la fiducia a questo governo assumendoci le nostre responsabilità di eletti", si legge nel documento a firma Civati, Gozi, Puppato e Zampa, che in direzione avevano manifestato perplessità verso un governo di intesa anche col Pdl. Il loro è un voto di fiducia nella "speranza che in questa fase di emergenza democratica, economica, sociale ed europea rinasca l’obbligo morale di rappresentare quel cambiamento di stile e di obiettivi di cui gli italiani sentono un disperato bisogno... un atto di responsabilità individuale e collettiva che ci assumiamo nei confronti di tutti gli italiani e di coloro che ci hanno dato fiducia con il loro voto. Una fiducia che vogliamo meritarci ogni giorno di più".

Sono giorni di forte fibrillazione. Il 4 maggio l'assemblea del Pd dovrà decidere come muoversi per gestire il dopo Bersani. Dovrebbe essere nominato un nuovo segretario (due terzi dell'assemblea nazionale possono eleggerlo), e in pole-position, a quanto pare, c'è il bersaniano Stefano Fassina. E in autunno, salvo sorprese (elezioni) ci sarà il congresso. Renzi che farà? La sua è una posizione non facile: non può non fare il tifo per Letta, ma al contempo la leadership del pisano mette in secondo piano la sua. Sotto sotto, anche se non lo dirà mai, il sindaco di Firenze preferirebbe tornare alle urne, sperando di riuscire ad essere lui il candidato premier. Ma dopo Bersani sarebbe da "rottamare" un certo Letta.

"Voterò la fiducia" al governo, fa sapere Rosy Bindi a "Protagonisti" su Rai1, pur ribadendo le proprie perplessità sulle larghe intese. La Bindi ha manifestato anche "apprezzamento per la squadra di governo che oggi ha giurato".

Poi la parlamentare toscana recita il mea culpa: "Io penso che il Pd ha sbagliato molte cose e invece Berlusconi ha portato a casa risultati importanti".

Commenti