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"Famiglia, identità e radici non esistono". Il comizio surreale di Chiara Valerio

La scrittice interviene alla manifestazione Pd dove tiene un discorso insensato in cui ridicolizza i valori della destra per esaltare quelli di sinistra e, rivolta alla piazza, afferma di volere essere come "la pasta aglio, olio e peroncino"

"Famiglia, identità e radici non esistono". Il comizio (insensato) Chiara Valerio alla manifestazione Pd

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"Famiglia, identità e radici non esistono". Il comizio (insensato) Chiara Valerio alla manifestazione Pd

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In una manifestazione nazionale del Partito democratico, il cui fil rouge sono stati i classici adagi dell'antifascismo e della superiorità morale della sinistra, sarebbe stata impossibile un'assenza sul palco della scrittrice Chiara Valerio, che è un po' il corrispettivo intellettuale di Elly Schlein (oppure è Elly Schlein a essere l'equivalente politico di Chiara Valerio, bisognerebbe ancora stabilirlo). Grande amica della segretaria del Pd - e già molto legata alla compianta Michela Murgia, l'autrice de La matematica è politica - è riuscita a declamare un surreale discorso dal palco di piazza del Popolo, mettendo in fila una serie di concetti assolutamente incomprensibili ai più. E dire che, per una scrittrice, la chiarezza dovrebbe essere un elemento fondamentale per il ruolo che svolge. Invece no: nella stesura del testo che poi avrebbe letto ai partecipanti la Valerio è riuscita a violare pressoché tutte le famose quaranta regole per una buona scrittura formulate da Umberto Eco.

Dalla pasta alla famiglia: il no sense di Chiara Valerio

Prolissa, retorica e inutilmente sfrontata, Chiara Valerio ha infarcito il suo discorso con metafore arzigogolate il cui senso poteva essere riassunto tranquillamente in questo modo: noi di sinistra siamo dei gran fighi, mentre quelli di destra sono soltanto dei poveri cavernicoli. Per farlo ci ha impiegato quasi una decina di minuti. L'esordio è da "brividi": la pasta aglio, olio e peperoncino viene continuamente tirata in ballo. "Tutte le persone che conosco la sanno cucinare - afferma con una certa dose di orgoglio la scrittrice -. Ogni persona a modo suo: tempo di cottura, peperoncino intero, in polvere o frantumato, piccante o meno piccante, aglio con l'anima o senza". La metafora culinaria serve per dichiarare che, a differenza di quello che avviene in politica, "non c'è tifoseria nel cibo" e ognuno di noi "può accettare le altrui critiche, senza offenderci, e sappiamo consigliare, leggeri di sentimenti come l'invidia". Tutto molto interessante (si fa per dire), se non fosse che è lei stessa a cadere immediatamente in contraddizione, insultando chi non la pensa ideologicamente come lei.

Poco dopo, infatti, l'intellettuale tratta il tema della cultura che, secondo lei, "è precedente al concetto di destra e sinistra ma, successivamente alla distinzione tra destra e sinistra, diventa una cosa o un'altra". Ed ecco quindi arrivare qua, implacabilmente, la sentenza di chi ne sa più degli altri: "La cultura di destra vive di parole con la maiuscola: tradizione, razza, sangue, terra, identità, radici. Si nutre di solennità, che è il contrario della vita umana e ci rende stereotipi". Non si capisce molto bene che cosa ci sia di male a valorizzare le proprie radici, identità e tradizioni. Ma Chiara Valerio non ha subbi: così facendo, argomenta ancora, "si accetta e si lavora perché certe diseguaglianze non siano mai sanate, perché certi privilegi non diventino mai diritti e non abbiano mai doveri". La cultura di sinistra invece è esattamente opposta alla "disumanità" di destra: essa è una "cultura della possibilità, delle opportunità e della partecipazione" e dove "l'identità sta tra le persone, non nelle persone".

Le offese contro il centrodestra

Insomma, le persone che sono in piazza a sostenere il Partito Democratico - a differenza di quei pericolosissimi "ignorantoni" che hanno votato il centrodestra - sono riusciti a costruire "una relazione culturale, come la cucina", è la sua certezza. "Nella cucina italiana non c'è autonomia differenziata, non c'è premierato", ovvero le riforme che lei non gradisce. Il paragone serve alla scrittrice per dire che adesso invece "ci siamo inventati la politica-spettacolo, popolandola di nemici, personalismi, populismi. Abbiamo ucciso gusti, sapori, pratiche, sogni e aspirazioni, fantasia e immaginazione, collaborazione generazionale e diritti collettivi e sociali". E tutto questo è successo esclusivamente dal 25 settembre 2022 a oggi. Nei dodici anni precedenti invece, quando c'erano i buoni e bravi al potere (seppur non eletti da nessuno), la politica era notoriamente orientata verso il pluralismo e i diritti civili, come dimostrato dal (quasi) niente fatto da cinque governi politici di centrosinistra da questo punto di vista. Ma ora è il momento di dire basta alla "famiglia con la 'F' maiuscola", perché "non esiste". Così come la terra, l'identità e le radici. "Io dico - conclude - che dobbiamo essere ciascuno aglio, olio e peperoncino". Pubblico in visibilio. Con un comizio del genere, ci si aspetta che il Pd voli nei sondaggi fino al 60% già domani mattina.

Del resto, con una lucidità e un'umiltà del genere, ci si chiede come mai i dem non siano così attrattivi tra i cittadini italiani.

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