Cronache

La crisi per la prima volta fa calare il numero degli stranieri

Calano le iscrizioni e aumentano le cancellazioni dall'anagrafe. Spesso sono cittadini di Paesi in via di sviluppo che tornano a casa

La crisi per la prima volta fa calare il numero degli stranieri

È l'ennesima prova di come la crisi economica più devastante da un secolo a questa parte cambi tutto. E costringa a guardare alla realtà con occhi diversi. Sembra ieri che si parlava di "invasione" (chi era preoccupato) o di imponenti "flussi migratori" (in un'accezione più neutra). I dati definitivi dell'ultimo censimento, ovviamente, avevano registrato questo fenomeno dell'ultimo decennio, d'altra parte visibile a occhio nudo in ogni città o Comune, specie al Nord, dove risultano risiedere due terzi degli stranieri (quasi un quarto in Lombardia, il 23% in Veneto e in Emilia Romagna).
Oggi, però, i colpi della recessione e della disoccupazione sembrano aver invertito anche questa tendenza. E si fanno sentire anche all'Anagrafe, dove per la prima volta si registra un calo degli stranieri. Diminuiscono le iscrizioni, e aumentano le cancellazioni, con un'impennata del 15,9 per cento in un anno. I dati, riferiti al 2011, terzo anno della crisi, sono stati raccolti dall'Istat, e la Fondazione Moressa ha cercato di studiarli per capire di cosa si tratti. Il risultato è che gli stranieri che abbandonano l'Italia non sempre tornano ai loro Paesi d'origine. Spesso non interrompono la loro "esperienza migratoria", insomma, ma la proseguono in altre nazioni, in altre città europee per esempio. Più della metà di questi stranieri sono europei (e di questi un terzo rumeni), quasi il 18 per cento ha origini asiatiche (quasi un terzo fra questi sono cinesi e poco meno di uno su cinque sono indiani). Il 12,2 per cento proviene dall'Africa. Fra i sudamericani spicca il dato dei brasiliani. Per i ricercatori, insomma, si può per lo meno ipotizzare un rientro in patria soprattutto dei cittadini dei paesi in via di sviluppo, in cui le prospettive di vita e professionali appaiono forse in via di miglioramento, al contrario di quel che appare nella terra destinazione della migrazione. L'incremento delle cancellazioni, comunque, riguarda tutte le nazionalità, con l'eccezione del Bangladesh (-16,9%).
Ad avvalorare una lettura legata alla crisi, ovviamente, ci sono i dati sulla disoccupazione. Il numero degli stranieri senza lavoro, infatti, in tre anni è sostanzialmente raddoppiato (+91,8 per cento), per un incremento in numeri reali di 148mila unità. Non poche persone insomma - il corrispondente dato degli italiani è salito di 267mila unità.

Il tasso di disoccupazione degli stranieri è aumentato dal 8,5 al 21,1 per cento, mentre quello degli italiani è passato dal 6,6 per cento all'8 per cento. Esiste, è vero, una percentuale di stranieri che tenta l'attività imprenditoria. Ma dato l'elevato rischio e sforzo che comporta, spesso si preferisce uno spostamento, e dunque l'abbandono del Paese.

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