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Dai roghi ai crolli: il nuovo bersaglio adesso è Alemanno

Dai roghi ai crolli: il nuovo bersaglio adesso è Alemanno

È il gioco dell'estate. Non da fare con gli amici sotto l'ombrellone o sulla battigia, ma nelle redazioni dei giornali di sinistra. Il divertimento della stagione 2012 per l'Unità e Repubblica si intitola: «Dagli all'amministratore (di centrodestra)». E così, dopo che la preda Formigoni è stata ben bene azzannata al collo per settimane e strattonata fino a ridurla in brandelli, ora sotto un altro. Gianni Alemanno. Vittima sacrificale di questi giorni di fuoco è il sindaco di Roma che ieri, all'unisono, è stato fatto a fettine da Francesco Merlo su Repubblica e da Vittorio Emiliani su l'Unità. Due articoli fotocopia nei quali le penne rosse accusano il primo cittadino praticamente di tutto l'accusabile: incidenti stradali, movida notturna, emissioni di anidride carbonica, cartelloni pubblicitari, stupri, incendi. In uno scenario da profezia Maya descrivono Roma ormai all'Apocalisse e il sindaco Alemanno schiacciato sotto le macerie dell'opera del Valadier al Pincio. «Irresponsabile numero uno» lo accarezza Merlo, «disfacimento di Roma», bisbiglia Emiliani.
Eccolo qua, il gioco dell'estate. Alemanno tiro a segno. Le mura del Pincio vengono giù? Colpa di Alemanno. Crolla il Colosseo? Alemanno si scansa. Calcinacci dalla Fontana di Trevi? Citofonare Alemanno. Villa Borghese è sporca? Alemanno non la pulisce. Il prato di Piazza di Siena è incolto? Il sindaco non è andato a ripiantarlo. I ragazzi in Campo de' Fiori fanno troppo chiasso? Alemanno non li fa stare zitti. L'aria in città è pesante? Alemanno non la respira. Fa troppo caldo? Alemanno va a Fregene. I piromani incendiano Monte Mario? Alemanno pompiere non si è visto. E se una donna viene stuprata di notte in un parco? Alemanno non era lì per difenderla.
In verità il fucile dei giornali di sinistra ha iniziato a impallinare il sindaco di Roma già per via della nevicata sulla Capitale, quando Alemanno scese per strada con la pala. Da allora la maledizione climatica su di lui non si è arrestata. E anche oggi che il primo cittadino ha dato la colpa del crollo al Pincio «alla neve, alla pioggia e al caldo secco», è diventato il bersaglio metereologico per la burla dell'estate. Si è levato un gigantesco «facce ride'» da Merlo e un «c'è poco da stare allegri», dall'omologo pezzo di Emiliani. E se il primo vede nel crollo del muro del Pincio un «segno di incuria ordinaria e di vandalismo amministrativo», «un avvertimento», metafora dello «sgretolamento di Alemanno», «inesorabile conto alla rovescia per il sindaco di Roma», il secondo, spiccicato, scrive di una «Roma disamministrata che vive alla giornata».
Ma Repubblica si sporge un po' più in là e tira fuori la palla di cristallo prevedendo anche il futuro. Un futuro fatto di montagne di spazzatura sulle strade dell'ormai sfasciata Capitale. Eppure per Merlo «non è catastrofismo immaginare un autunno di tanfi e fetori che costringerebbero la gente ad indossare la mascherina per strada e a fare lo slalom tra dossi e cunette in fermentazione». Ma il vero facce ride' arriva quando, alla fine, sempre Merlo, scopre una Roma «a rischio Sudamerica, dalle favelas alla violenza quotidiana, dalle mafie ai debiti quarantennali, con costosissime metropolitane che non si faranno mai».
Ecco, a proposito di debiti decennali. Prima di Alemanno non c'era Alemanno, ma 20 anni di amministrazioni di sinistra (Rutelli e Veltroni compresi). Il gioco dell'estate però è divertente.

E da domenica arriveranno i nubifragi. Di chi sarà la colpa?

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