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E la Richard Ginori va in frantumi Cala il sipario su 277 anni di storia

FirenzeSi sbriciolano i piatti e le tazze della Richard Ginori. Insieme a questi cocci, finiscono in frantumi anche le vite dei 337 dipendenti (80 impiegati e 257 operai) che da oggi vestiranno la casacca da cassaintegrati (nel tondo durante l'ultimo presidio). Alle 17.30 del 31 luglio è calato il sipario sulla storica azienda di Sesto Fiorentino, fondata nel 1735 dal marchese Carlo Ginori (fusa nel 1896 col gruppo industriale del milanese Augusto Richard). Da lì sono passati artisti, pittori, scultori, decoratori che hanno portato a Firenze la loro creatività. Queste porcellane hanno imbandito le tavole dei reali di tutto il mondo, e sempre come «il servizio buono». Dopo 277 anni è stata messa in liquidazione nel maggio scorso, schiacciata da 70 milioni di debiti. E due giorni fa, ormai senza più uno spicciolo, è suonata l'ultima sirena in questo monumento industriale italiano: sospesa la produzione, cassa integrazione straordinaria (a zero ore per 12 mesi) e fallimento vicino. Per motivi di sicurezza resteranno accesi al minimo due forni dello stabilimento. Ma per il resto la favola della Richard Ginori finisce qui. Il destino di questa azienda che odora di storia in ogni angolo, ora si giocherà su altri tavoli. La parola passa ai pretendenti e ai liquidatori: la speranza è di chiudere un accordo prima della fine dell'estate, e preparare un concordato preventivo. Ma i problemi da risolvere sono tanti e il tempo corre. Già i primi di settembre il tribunale dovrà discutere sulle istanze di fallimento a carico della società. È partita, intanto, la ricerca affannosa di un compratore che si accolli questo bubbone in porcellana. Non uno sciacallo invogliato da un marchio che mantiene il suo appeal nel mondo, ma che presenti un piano industriale serio. Il rischio, infatti, è che il nuovo proprietario possa sfruttare il brand, portando la produzione all'estero, disfacendosi degli operai. Sarebbero cinque i pretendenti: gli americani Lenox-Apulum, i piemontesi Sambonet Rosenthal, Pinti, Proto Organization, e la holding tedesca Certina. E come ad ogni funerale che si rispetti anche qui si sprecano gli epitaffi. «Non vogliamo perdere questo pezzo importante dell'apparato produttivo della Toscana», dice il governatore Pd, Enrico Rossi. «Questo è un triste giorno», riecheggia il sindaco Pd di Sesto Fiorentino, Gianni Gianassi. «Sì, ma Regione e Comune cosa hanno fatto in questi anni per salvare la Richard Ginori?», brontola il capogruppo Pdl in Palazzo Vecchio, Marco Stella.

Se lo chiedono anche i 337 dipendenti.

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