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"Estendiamoli a chi governa". Gratteri sfida il governo sui test ai magistrati

Il procuratore di Napoli propone (quasi provocatoriamente) di applicare gli esami anche ha chi ha responsabilità ministeriali, aggiungendo anche il narco test e l'alcol test: "Chi è ubriaco o drogato non solo può fare ragionamenti alterati, ma è anche ricattabile"

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Il governo ha emanato ieri sera il decreto che introduce i test psicoattitudinali per gli aspiranti magistrati, dopo che il tema è stato oggetto di mediazioni faticose durate diverse ore. In conferenza stampa il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aveva subito precisato che "non c'è alcuna interferenza da parte dell'autorità politica o del governo", sottolineando come l'esame psicoattitudinale "è previsto per tutte le funzioni più importanti del Paese, per i medici, per i piloti di aereo, ma è soprattutto previsto per le forze dell'ordine". Da qua era poi partita una riflessione del Guardasigilli posta "a chi polemizza proprio tra i miei ex colleghi con questa scelta": se la polizia giudiziaria viene sottoposta a questi test, "è possibile non sottoporre al test psicoattitudinale chi ha la direzione della polizia giudiziaria", ovvero il pm?

Nordio si aspettava una "risposta logica" e non una "polemica evanescente". Tuttavia la sua richiesta non è stata soddisfatta, stando perlomeno alle prime reazioni ufficiali. Perché Nicola Gratteri, sollecitato dalle domande dei cronisti presenti a Napoli a margine di una conferenza stampa per due omicidi di camorra risolti dopo anni, ha un po' sparato la palla in tribuna con una tattica benaltrista: secondo il procuratore di Napoli, infatti, i test "andrebbero praticati a coloro che occupano posizioni apicali e anche a chi ha responsabilità di governo" e a questi esami "andrebbero affiancati anche il narco test e l'alcol test". Una sorta di implicita contestazione al governo.

L'ex pm di Catanzaro, del resto, sembrerebbe utilizzare una retorica "provocatoria" che in qualche modo invita ad andare anche ben oltre la proposta di Nordio, uscita ieri in Consiglio dei ministri, quasi irridendola. "Facciamo, oltre ai test attitudinali, anche il narco test perché, chi è sotto l'effetto di cocaina, può fare ragionamenti alterati o prendere decisioni frutto di ricatti - dichiara ancora -. Dato che ci troviamo, facciamo anche l'alcol test perché chi magari quel giorno è ubriaco può dire delle cose che possono condizionare l'opinione pubblica in modo negativo". Inoltre, aggiunge, se si andasse a fare le analisi del Tevere, dell'Arno o del Po, si troveranno "tracce consistenti di cocaina, aumentata rispetto agli scorsi anni. È una droga sempre più di massa e sempre più diffusa".

Ci sarebbe comunque da ricordare quello che ha raccontato al nostro Giornale una fonte che conosce bene il funzionamento dei test: "L'obiettivo in questi casi non è dare la caccia al matto o allo schizofrenico, ma più semplicemente verificare se il candidato è adatto a adempiere a una funzione che non tutti sono in grado di svolgere - è la spiegazione -. È una verifica scientificamente fondata e strutturata, che ricomprende quelle figure ricomprese nelle categorie di cui in linguaggio tecnico si dice che riconfigurano la vita di altre persone". In sintesi: il test psicoattitudinale dovrà accertare le capacità relazionali, l'apertura mentale, l'atteggiamento generale che sono elementi fondamentali di un giudice equilibrato.

Insomma: nessuna proposta da sminuire e nessuna vendetta o punizione del governo contro la magistratura.

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