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"Noi baby-sitter ai minori non accompagnati". Ecco cosa succede nei commissariati

Molti commissariati italiani sono diventati alloggi per minori non accompagnati che fuggono dai Centri di prima accoglienza

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"Arrivano qui quando sono stremati dalla fame e dalla sete". Così racconta un sindacalista del Coisp a ilGiornale.it le vicissitudini dei minori non accompagnati che, una volta sbarcati in Italia, scappano dai centri di prima accoglienza e prendono treni o autobus per dirigersi a Roma, Milano e Napoli.

Sono bambini e ragazzi tra i 10 e i 17 anni, tutti di sesso maschile, che arrivano prevalentemente da Libia, Senegal, Tunisia, Marocco e Nigeria. Inizialmente, cercano di sbarcare il lunario nelle grandi città commettendo qualche furto oppure finiscono nel giro della prostituzione o della pedofilia. E, poi, finiscono col chiedere riparo nei commissariati. "Nella maggior parte dei casi ci sono arrivati spontaneamente, mentre sono meno frequenti i casi di minori arrestati per aver commesso dei reati", ci spiegano dal sindacato. "C'è un via vai continuo da questa primavera e che, ora, è diventato più frequente da quando si sono intensificati gli sbarchi", ci dicono ancora facendoci presente le difficoltà che devono affrontare ogni giorno. "Questi ragazzi dormono per terra o sulle sedie delle sale d'attesa perché ovviamente nei commissariati non ci abbiamo letti o docce", prosegue il Coisp. Non è possibile quantificare la diffusione del problema che riguarda soprattutto la polizia ferroviaria o i commissariati che si trovano nei pressi delle stazioni. "Roma è la città più colpita da questo fenomeno che è iniziato già due anni fa, ma con numeri decisamente più contenuti perché all'epoca c'erano meno sbarchi", raccontano ancora preoccupati dal non riuscire a gestire questa situazione. “Il problema dei minori non accompagnati che entrano clandestinamente in Italia, richiede una seria riflessione. Si tratta di un’emergenza nell’emergenza. I trafficanti di esseri umani stanno infatti puntando il loro ‘business’ proprio su giovani e giovanissimi, forti della certezza che non saranno rimpatriati", spiega Domenico Pianese, segretario generale del Coisp che, poi, aggiunge: " Dall’arrivo in Italia, per questi ragazzi inizia un percorso travagliato che spesso, soprattutto nelle grandi città, li porta a presentarsi negli uffici di Polizia, disperati e affamati, chiedendo di essere identificati al fine di ottenere il collocamento in strutture assistenziali che, puntualmente, non sono in grado di accoglierli immediatamente”.

Il primo problema, infatti, è che gli scafisti, in Tunisia, vendono i biglietti per i minori a prezzi raddoppiati perché un adulto può stare 18 mesi nei Cpr a rischio e pericolo di essere rimpatriato, mentre il minore non accompagnato arriva nei barchini e non viene mai rimpatriato perché gode della protezione speciale. Il secondo problema, come fa notare Pianese è che "i minori, solo grazie alla grande umanità dei poliziotti, possono contare, per giorni, su un posto dove ripararsi e su dei pasti caldi". Ovviamente, si tratta di una situazione che non può andare avanti all’infinito. "È inderogabile la necessità che Comuni e Regioni diano il loro contributo perché la Polizia di Stato non può essere il terminale di ogni emergenza nel Paese”, conclude. Centri come la Caritas o la Comunità di Sant'Egidio, infatti, non sempre riescono a dare ospitalità a questi ragazzi e, spesso, è iù facile, però, che arrivino prima gli assistenti sociali i quali cercano di inserirli in qualche casa-famiglia o in altre strutture simili. "Ma passano giorni prima che ciò avvenga.

A volte restano anche una settimana nei commissariati e noi siamo costretti a far loro da baby-sitter", ci raccontano.

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