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Firenze, il Pd nel caos dopo l'addio di Cecilia Del Re

L'ex assessore al Comune di Firenze, Cecilia Del Re, lascia il Pd in dissenso con la scelta di non svolgere le primarie e di candidare Sara Funaro a sindaco del capoluogo toscano

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A Firenze il Pd è nel caos. A pochi giorni dall'ufficializzazione dell'assessore al Sociale Sara Funaro come candidata a sindaco del centrosinistra, Cecilia Del Re, la sua principale antagonista che aveva chiesto insistentemente le primarie, ha deciso di lasciare il partito.

"Insieme ad altre iscritte e iscritti del Pd riteniamo inevitabile non rinnovare la tessera del Partito democratico. Crediamo ancora nei valori fondativi del partito e proprio per questo non è possibile riconoscersi nella gestione di questo Pd cittadino", ha annunciato l'ex assessore di Palazzo Vecchio che ora sembrerebbe pronta a correre da sola alla guida di una lista civica. "La nostra è una scelta sofferta, ma che si è resa inevitabile al termine di un percorso tutt'altro che trasparente e democratico, da noi puntualmente contestato, senza che alcuna correzione di rotta fosse considerata", ha aggiunto Cecilia Del Re che attacca il Pd perché "ha scelto la chiusura invece della partecipazione, la prepotenza invece dell'ascolto e del dialogo, la paura al posto del coraggio". La prima a chiederle un ripensamento è proprio Sara Funaro che definisce un errore lasciare "una grande comunità" come il Pd e le ricorda: "Abbiamo imparato insieme, proprio vivendo e crescendo nella stessa comunità, che il valore dello stare insieme è la cosa che rende unico e forte il Pd. Le porte sono aperte e lo resteranno". La candidata in pectore ribadisce: "chi se ne va secondo me sbaglia, sempre" e invita la Del Re a riaprire il dialogo e confronto: "Sono pronta a farmi carico di garantire lo spazio politico necessario anche per chi ha idee diverse".

Emiliano Fossi e Andrea Ceccarelli, rispettivamente segretario regionale e cittadino del Pd, invece, esprimono il loro stupore e il loro sconcerto per l'addio della Del Re e dei consiglieri comunali i Calistri, Di Puccio e Piccioli: "La nostra comunità ci chiede sempre unità, anche nel rispetto delle differenze. Per questo - scrivono in una nota - lasciare il Pd è prima di tutto una grave mancanza di rispetto per la nostra comunità". E concludono: "leggere il comunicato di oggi e le motivazioni lì elencate davvero ci lascia senza parole. Ma ciò nonostante rimaniamo disponibili al dialogo: le porte del Pd rimangono aperte, perchè non esistono fratture insanabili"

Il capogruppo del Partito Democratico a Palazzo Vecchio, Nicola Armentano, parla di "scelta non condivisibile e non corretta" data "la grande disponibilità mostrata da tutti nell'affrontare le problematiche e, soprattutto, visto la massima collaborazione da parte di tutti i consiglieri nel risolvere le questioni". Armentano assicura che dentro il Pd "c'è sempre stato dialogo e confronto massimo ed anche se a volte i punti di partenza e le opinioni erano diverse abbiamo sempre trovato i giusti compromessi ed i giusti equilibri". Intanto, a Palazzo Vecchio, il numero dei consiglieri Pd scende a 18, compreso il sindaco, e per ottenere l'ok ad una delibera sono necessari 18 voti favorevoli (19 con l'immediata esecutività). Gli ultimi meai si preannunciano turbolenti dato che la maggioranza, composta da Pd e Lista Nardella, può contare su 18 voti sicuri (compreso il primo cittadino). Vi sono, poi, i voti incerti delle due consigliere renziane (Mimma Dardano e Barbara Felleca) e, infine, i tre consiglieri del neo gruppo 'Firenze Democratica' (Leonardo Calistri, Stefano Di Puccio, Massimiliano Piccioli).

Il Pd, in caso di necessità, potrebbe affidarsi ai due consiglieri del gruppo Misto visto che più volte hanno votato in linea col Pd.

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