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I violenti in università, Molinari e quel sospetto su Repubblica

Il direttore richiama i centri sociali che non lo hanno fatto parlare e li invita al rispetto della libertà di opinione. Ma quando gli stessi violenti avevano zittito Capezzone aveva voltato lo sguardo dall'altra parte

I violenti in università, Maurizio Molinari e quel sospetto su Repubblica

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Ha perfettamente ragione il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, quando richiama sul suo giornale i collettivi e i centri sociali, che ieri hanno fatto saltare il suo incontro all’università di Napoli, ricordando a questo manipolo di violenti il "rispetto della libertà di opinione" (libertà "garantita dalla Costituzione") e il rispetto del "principio della libertà di informazione". E avrebbe avuto ragione anche se a quel tavolo non si fosse seduto per presentare il suo libro, Mediterraneo conteso, ma per attaccare Giorgia Meloni, il governo o il centrodestra.

Ha fatto altresì bene, Maurizio Molinari, a invitare lo sparuto gruppetto di manifestanti antidemocratici, che non hanno permesso agli altri 250 presenti di ascoltare il suo intervento, a vedersi – faccia a faccia – per esporre ognuno le proprie "opinioni sulla guerra in corso in Medio Oriente e su qualsiasi altro tema avessero voluto". E il rifiuto di questi intolleranti, che intossicano il clima dei principali atenei italiani, ad incontrarsi con il direttore di Repubblica è stata un’occasione persa perché è il dialogo e il confronto sono il sale di un qualsiasi Paese democratico, come – appunto – l’Italia si fregia di essere.

Noi del Giornale, e ci sembra quasi superfluo rimarcarlo, non possiamo che essere sempre dalla parte di Molinari e di tutte quelle voci che, in nome dell’ideologia, vengono imbavagliate. Siano esse di sinistra o di destra. Per questo ci rammarica ricordare che, quando un anno e mezzo fa (era il 25 ottobre 2022 e la Meloni aveva appena pronunciato in Aula il discorso dell'underdog) ad essere messi a tacere erano stati Daniele Capezzone, il deputato FdI Fabio Roscani e i giovani di Azione Universitaria, nessuno a Repubblica – non il direttore ma neppure uno dei tanti suoi editorialisti – aveva invocato il "rispetto della libertà di opinione e del principio della libertà di informazione". Anzi, i violenti erano stati derubricati a semplici studenti di sinistra e a far indignare i cronisti di Molinari era stata l’azione dei poliziotti intervenuti per evitare che la manifestazione degenerasse in un assalto. In quell’indignazione avevamo intravisto un’accusa alle divise, ree di non aver permesso a questi "poveri" studenti di esprimere il proprio dissenso. E così oggi, dopo aver letto la nota di Molinari, ci è sorto il sospetto che dalle parti di Repubblica "la libertà di opinione" e "la libertà di informazione" valgano a corrente alternata.

Ma è solo un sospetto, per carità.

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