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L'ultima della Fornero: "Macché mattone... investite sugli studi"

Il ministro del Lavoro: "Nelle famiglie prevale il desiderio di comprare un'abitazione a scapito dell'educazione". Ora i tecnici pretendono anche di decidere la nostra vita

L'ultima della Fornero: "Macché mattone... investite sugli studi"

Meglio la laurea della casa. Elsa Fornero non ha scelto il giorno giusto per cambiare la testa degli italiani. Non adesso. Non ora che si fan­no i conti per pagare l’Imu. Non con i politici che si fanno pagare la casa dal partito o da qual­che misterioso benefattore. Non con questa storia dell’Imu bis che i Comuni possono ap­plicare per costruire strade, ponti o asili nido. Non con questa crisi che non ti fa arrivare a fi­ne mese. Non con i partiti finanziati a fondo perduto. Non con un governo che cerca di risa­nare il debito pubblico con una litania di tas­se. È chiaro che così il ministro finisce per fare la figura della maestrina,un po’ fuori dal mon­do. Come se in giro non ci fosse una generazione di laureati disoccu­pati e senza neppure una speranza di un mutuo, di una casa, di un affitto.

La casa, dice il ministro, viene dopo. Pri­ma i genitori devono pensare al capitale umano. Fateli studiare, aprite le loro men­ti, fate in modo che siano aperti al cambia­mento. Non sono precari? E allora vivano da precari, da nomadi, senza radici, sem­pre in bilico e con la valigia in mano. Quel­lo c­he Elsa Fornero forse non sa è che que­sta generazione precaria, quelli che Baric­co chiama i «Barbari», non ha bisogno del­le sue lezioni. Non si aspetta il posto fisso. Guarda alla casa come un sogno lontano. Ha già fatto e disfatto le valigie troppe vol­te. Non teme i cambiamenti, ci spera. Solo che con tutto questo capitale umano nello zaino il lavoro fatica a trovarlo. Non c’è più posto. Lo occupano tutto quelli che la casa ce l’hanno.

E allora si chiedono se questo commo­vente ministro non li stia leggermente prendendo per i fondelli: su ragazzi, pren­dete il vostro bel pezzo di carta, il capitale umano e andate a dormire sotto i ponti, al­legri, istruiti e disoccupati. È chiaro che la cultura fa la differenza. Spesso anche più della casa. Ma non qui, non ora, non nella repubblica delle tasse.

C’è qualcosa in questo governo di tecni­ci e professori che infastidisce. È la loro idea che gli italiani siano in fondo un po’ sbagliati. Monti che li vorrebbe più tede­schi, la Fornero che si intromette nelle scelte delle famiglie, come se questo fosse uno Stato etico, dove una versione moder­na dei filosofi platonici si intrufola nelle scelte familiari, nei gusti, nelle opinioni, nelle abitudini. Meglio la laurea o la casa? Dipende. Comunque non sono affari vo­stri. Si sa i governi, come le comari del pae­sino, danno buoni consigli quando non possono più dare il cattivo esempio. È quello che di questi tempi accade un po’ troppo spesso. Oltretutto è come se la ca­sa fosse diventata un malus, qualcosa di troppo, che questi italiani spreconi e tradi­zionalisti magari non si meritano. Perché qui non si sta parlando di quelli con multi­­proprietà e affitti a fine mese.

Qui, sulla ca­sa, bestemmiano i poveracci che per una vita hanno scontato con la banca i propri debiti, quelli che ancora guardano il tasso di sconto con la paura che il tasso variabi­le si mangi tutto lo stipendio. Qui si parla delle prime case, quelle dove vivi, quelle che sono il tuo angolo privato dove il mon­do e i suoi guai restano fuori, alla finestra. La casa come roccaforte contro i rovesci della vita. Ma questa benedetta casa ora si ritrova all’incrocio di tutti i venti, con i tre colpi d’accetta dell’Imu e ora anche que­sta altra storia della tassa comunale a di­screzione dei sindaci. Monti dice: non è una tassa nuova. Insomma. Tremonti l’aveva legata all’Ici.Era un modo per com­pensare le minori entrate dell’abolizione della vecchia tassa. Monti l’ha mantenu­ta, anche quando la vecchia tassa è ritorna­ta. Con una beffa, però. La tassa di scopo legata all’Ici non si applicava alla prima ca­sa. Ora che i tecnici la associano all’Imu nessuno più si salva. La tassa è la stessa, ma quelli che la pagano sono molti di più. E poi è tassa su tassa. Ergo: piove sul bagna­to.

Monti dice: dovete fare sacrifici. Solo che la casa è anche un simbolo. Un gover­no che tassa l’architrave della proprietà privata, la bandiera di una vita, il sudore e la fatica di chi mette un punto fisso sulla propria terra mostra la faccia da predone. Tassami il reddito, tassami i guadagni, tas­sami perfino gli straordinari, ma chi sei tu per tassarmi la casa? Quelle quattro mura sono la frontiera che delimita l’io dallo Sta­to. Sono lo spazio privato dove l’Occiden­te ha costruito la sua idea di libertà. My house is my castle . La mia casa è il mio ca­stello. Professori, fermatevi lì.

A un metro dalla mia porta.

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