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Mattarella striglia i negazionisti: "Il cambiamento del clima è palese. Italia in ritardo sulla prevenzione"

Il presidente della Repubblica chiede di accelerare per non perdere i fondi europei: "Un eventuale insuccesso non sarebbe una sconfitta dell’esecutivo, ma del Paese intero". E sulla riforma della giustizia invita i magistrati a smetterla con gli sconfinamenti: "Tengano conto che le leggi le delibera il Parlamento"

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E insomma, ne stiamo ancora qui a parlare? Incendi, frane, nubifragi, caldo record, l’alito di Caronte, aeroporti bloccati, isole abbandonate. Sergio Mattarella guarda la tv ed è stupito, anche un po’ irritato, perché tuttora c’è qualcuno che pensa che non stia succedendo nulla di strano. Finiamola con i negazionisti. «L’Italia sta vivendo eventi terribili, legati palesemente alle conseguenze del cambiamento climatico. Di fronte alle drammatiche immagini in arrivo da nord, centro e sud, tante discussioni sulla fondatezza dei rischi e sul livello di allarme appaiono sorprendenti». Che aspettiamo ad agire? «Siamo in ritardo», dice il capo dello Stato. Dobbiamo «incrementare l’impegno per la salvaguardia dell’ambiente per contenere gli effetti dirompenti nel tempo».

E in ritardo siamo pure sul Pnrr. Il presidente, che già da mesi chiede di accelerare per non perdere altri soldi europei, non vuole entrare in polemiche politiche e non accusa Palazzo Chigi. «Non si tratta di una questione del governo o dei due precedenti spiega sotto gli stucchi della Sala del Bronzino, ricevendo la stampa per la cerimonia del Ventaglio - ma dell’Italia. Tutti dobbiamo esserne responsabili, tutti dobbiamo recare apporti costruttivi e nessuno deve restare estraneo». Duecento e rotti miliardi, e quando ci ricapita. L’occasione è troppo grossa, «decisiva per il nostro futuro», per farsela sfuggire di mano. «Un eventuale insuccesso non sarebbe una sconfitta dell’esecutivo, ma del Paese intero. Così sarebbe visto anche all’estero». E visto che il ballo c’è l’interesse nazionale, ecco che tornano buone le parole di Alcide De Gasperi. «Invito tutti a mettersi alla stanga».

Dunque, che ognuno faccia la sua parte, maggioranza e opposizione, guardando al bene comune e non all’utile di bottega. La regola vale per il clima, per il Pnrr e pure per i difficili, nervosi rapporti tra politica e magistratura, tornati tempestosi dopo la presentazione della legge Nordio. «Ciascuno svolga il proprio mestiere e cerchi di svolgerlo bene. I piani non vanno confusi, i poteri della Repubblica restino separati nella logica della collaborazione istituzionale». Basta sconfinamenti. I giudici, autonomi e indipendenti, la smettano di interferire sulla riforma e «tengano conto che le leggi le delibera il Parlamento». E i partiti «rispettino la funzione dei magistrati nel giudicare, soltanto a loro questo compito è riservato dalla Costituzione».

Ancora. Per Mattarella certe «sovrapposizioni», come le commissioni d’inchiesta sul Covid e sul caso di Emanuela Orlandi, sono impraticabili, fuori dalla Carta. Infatti, sostiene, non spetta a Palazzo Madama e a Montecitorio frugare e indagare nel lavoro politico di governi precedenti. Non è il loro ruolo. «Non esiste una giustizia costituzionale politica, non esiste un contropotere giudiziario del Parlamento usato parallelamente, o peggio, in conflitto con l’azione della magistratura. Così come non sono le Camere a poter valutare se norme di legge approvate siano o meno conformi alla Costituzione». Quel compito, lo dice l’articolo 134, è «destinato in maniera esclusiva» alla Consulta.

Collaborazione e non rissa, ecco la chiave quirinalizia per il progresso del Paese. Questo spirito servirebbe pure per la gestione degli sbarchi. «L’informazione ci ha fornito immagini recenti di morte in mare che feriscono le nostre coscienze». Mattarella è inorridito da scafisti e trafficanti, «non è possibile che nell’animo umano ci sia tanto cinismo», applaude il governo «per l’evento importante sui flussi migratori», e chiede «soluzioni internazionali condivise», perché non possiamo tenere botta da soli.

In questo scenario, conclude il capo dello Stato, i giornalisti diventano fondamentali. Sono innanzitutto l’antidoto ai negazionismi e alle fake news in quanto «certificatori della corrispondenza tra i fatti e la loro rappresentazione».

E, tra social, internet selvaggio e trolls, sono baluardo della democrazia: aPortatori di notizie verificate, devono essere messi al riparo da intimidazioni e tentativi di controllo».

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