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Mediaset, Rubygate, Unipol: tre processi, tre decisioni sul legittimo impedimento

Chiamati a valutare se la precedenza spetti ai processi o se debba prevalere il diritto del Cav a fare politica, i giudici dei tre processi in corso a Milano hanno deciso tre cose diverse: perché?

Niccolò Ghedini, avvocato di Silvio Berlusconi
Niccolò Ghedini, avvocato di Silvio Berlusconi

Niente requisitoria, almeno per oggi, contro Silvio Berlusconi nel processo d'appello per i diritti tv: dopo una lunga camera di consiglio, i giudici hanno accolto la richiesta di rinvio avanzata dai legali del Cavaliere, impegnato oggi a Roma nella conferenza stampa di apertura della campagna elettorale. Prossima udienza, l'1 febbraio, Ma quello che salta all'occhio è che con la decisione di oggi, l'intera materia dei rapporti tra i processi a Berlusconi e i suoi impegni politici entra definitivamente nel regno dell'imperscrutabile. Chiamati a valutare se la precedenza spetti ai processi, e alla esigenza di arrivare alla loro conclusione in tempi brevi, o se invece debba prevalere il diritto del cittadino Berlusconi a fare politica, i giudici dei tre processi in corso a Milano contro l'ex premier hanno deciso tre cose diverse.

La linea più rigida é quella che hanno intrapreso i tre magistrati del processo Ruby, che hanno finora rifiutato qualunque rinvio per motivi elettorali (salvo poi fare slittare la conclusione del processo al dopo elezioni, accampando altri impegni del tribunale: ma questo é un altro paio di maniche); a mezza strada, per così dire, si collocano oggi i giudici dei diritti tv, che rifiutano nuovamente la tregua elettorale chiesta dall'imputato, accolgono - ma solo per oggi - la richiesta di rinvio per impegni dell'imputato, e respingono la richiesta avanzata in proprio anche dai suoi difensore Ghedini e Longo, anch'essi candidati e anch'essi impegnati a Roma: ma loro, stabilisce la Corte d'appello, potrebbero farsi sostituire in aula. Mentre la linea più soft é quella scelta dal giudice Oscar Magi, titolare del processo per la vicenda Unipol-Fassino, che ha sospeso l'intero processo al prossimo marzo, ricordando che il diritto di ogni cittadino a partecipare alle elezioni é sancito dalla Costituzione.

Insomma: un caos. Che nasce dall'assenza di regole precise in questa delicata materia. In teoria, a tracciare il confine tra esigenze della giustizia e diritti politici dell'imputato dovrebbe avere provveduto qualche anno fa una sentenza della Corte Costituzionale, chiamata a fare da arbitro nel conflitto sorto - nel corso di un altro processo a Berlusconi - tra la Camera e il tribunale di Milano. Ma la linea indicata dalla Consulta, che parla di una "leale collaborazione tra le parti" é risultata talmente vago da non produrre risultati concreti.

Così ogni volta si ripete la

stessa scena. Berlusconi e i suoi legali chiedono il rinvio delle udienze, e i giudici - quasi sempre dopo camere di consiglio inverosimilmente lunghe - vanno ognuno per la sua strada: buona pace della certezza del diritto.

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