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La Meloni sotto attacco, la sinistra in silenzio

Dagli insulti di Vincenzo De Luca ai vilipendi dell'estrema sinistra filopalestinese, Giorgia Meloni è sempre più oggetto di attacchi e insulti

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"Intollerabile serie di manifestazioni di violenza". Oggi si è mosso

per condannare gli attacchi di cui è oggetto il premier Giorgia Meloni.

Mattarella, durante in incontro al Quirinale con un gruppo di studenti, ha espresso la sua solidarietà al presidente del Consiglio, bersaglio di "insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale, perfino effige bruciate o vilipese". L'ultimo episodio risale a due giorni fa in occasione della commemorazione per la morte di Valerio Verbano, militante della sinistra extraparlamentare ucciso nel 1980. Durante il corteo è stato bruciato un manichino di Giorgia Meloni. Pochi giorni prima a Torino, durante un corteo pro Palestina organizzato da Centri sociali e dall'estrema sinistra, alcuni manifestanti hanno dato fuoco ad una gigantografia della premier. Poco dopo il presidente del Senato Ignazio La Russa ha telefonato alla Meloni per esprimerle solidarietà e non ha nascosto la propria delusione per il silenzi da parte dell'opposizione, colpevoli di non aver detto nulla sulle gravi esternazioni dell'istrionico governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca.

Il capo dello Stato, con il suo intervento odierno, ha voluto tirar le orecchie anche ad alcuni esponenti politici come il presidente della Regione Campania che negli ultimi giorni, furioso per il mancato arrivo dei fondi di coesione, ha prima insultato la maggioranza e poi ha definito la Meloni una "str...". La querelle è iniziata l'11 febbraio quando la Meloni ha scritto un post chiedendo alla segretario del Partito democratico, Elly Schlein, di prendere le distanze dal governatore della Campania che aveva apostrofato i membri della maggioranza e del governo con epiteti del tipo: "Imbecilli, farabutti, delinquenti politici". La Schlein, anziché condannare senza sé e senza ma quelle parole, ha diffuso un lungo comunicato accusando il premier di spostare "l’attenzione dalla vera questione, che sono le scelte antimeridionaliste del governo". E, anche quando De Luca nel corso della sua "marcia su Roma" si è lasciato andare in un turpiloquio ben peggiore dei precedenti, la segretaria dem ha fatto scena muta eludendo qualsiasi domanda sull'argomento. Anche oggi, finora, le uniche parole di condanna per il manichino bruciato ieri a Roma sono arrivate solo da esponenti del Terzo Polo, mentre il centrosinistra "giallorosso" ha preferito non intervenire.

Un silenzio sempre più assordante.

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