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Il messaggio deterrente nascosto tra le misure

Uno dei paradossi sull’immigrazione riguarda la posizione della sinistra

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Uno dei paradossi sull’immigrazione riguarda la posizione della sinistra: da una parte rinfaccia al centrodestra di non aver fermato gli sbarchi, gli rimprovera il moltiplicarsi del numero dei clandestini che hanno messo piede in Italia; dall'altra si inalbera per i provvedimenti assunti del governo per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione illegale, per ridurlo o almeno governarlo. Lo giudica senza cuore se non addirittura criminale.

Ora non dico per onestà intellettuale, ma almeno per rispetto della logica, tutti dovrebbero ammettere che le due posizioni non stanno insieme, sono contraddittorie. O sei per l'accoglienza indiscriminata, unico Paese in Europa. O, altrimenti, devi arginare il fenomeno come
puoi, ben sapendo che mentre Francia, Germania, Grecia, Spagna e qualsiasi altra nazione Ue può chiudere le frontiere e erigere muri, il
Belpaese con oltre mille chilometri di coste non può. E quando arrivano dal mare non puoi impedire a dei profughi di mettere piede sulla terra ferma, tanto più se le loro imbarcazioni sono in difficoltà.

Quindi, l'unica strategia che puoi adottare è impedire che lascino i paesi da dove si imbarcano per il viaggio della speranza. Un obiettivo difficile che non ti offre tante alternative: puoi tentare di siglare un'intesa con la Libia come fece Berlusconi, o in questo caso con la Tunisia, che è diventato il principale hub dell'immigrazione clandestina. Ed è stravagante che nell'opposizione ci sia chi proponga di fare l'esame del sangue di democrazia di questi Paesi, visto che su quelle coste è difficile trovare degli interlocutori sani da questo punto di vista si tratti di Turchia, Egitto o Tunisia.

A parte ciò la vera carta che puoi giocare, è quella di «dissuadere» gli immigrati ad intraprendere la via dell'ingresso illegale e spingerli ad
optare per quella legale, magari aumentando le quote dei flussi e dei corridoi umanitari. Devi, insomma, persuadere il loro immaginario col-
lettivo che non sta scritto da nessuna parte che vieni in Italia e hai l'accoglienza assicurata, che lo scafista può vendergli solo un viaggio estremamente periglioso e non certo la permanenza nel nostro Paese.

L'arma migliore è quindi la «deterrenza». Specie quella psicologica. E più le misure che vengono paventate dal governo sono rigorose, straordinarie e, magari, pure folkloristiche, e più servono all'uopo. Possono essere contraddittorie e magari poco realizzabili, ma debbono essere efficaci sul piano dell'immagine: si tratti della cauzione di quattro mila euro, delle manovre navali a largo della Tunisia o di altro. In fondo Matteo Salvini riuscì a ridurre il numero degli sbarchi perché agli occhi dei migranti divenne Mangiafuoco, il ministro che chiudeva porti e frontiere senza guardare in faccia a nessuno. Poi tra polemiche e processi nella realtà non è stato così, ma non potendo tirare muri sull'acqua e non potendo lasciare i naufraghi al loro destino perché sarebbe un delitto, dobbiamo costruire muri.

Dobbiamo convincere chi si affida agli scafisti - specie se non sono dei rifugiati - che da noi le regole ci sono e vengono applicate con rigore. Come fa la Francia quando sigilla i suoi confini, la Germania quando chiude le porte ai richiedenti asilo, la Spagna quando si dota di reticolati e la Grecia quando costruisce muri. Lì le sinistre non insorgono, né tanto meno a Washington, a Madrid, o a Berlino cambia la musica sia che governi la destra o la sinistra, i repubblicani o i democratici.

Ed è proprio qui il vero problema dell'Italia sull'argomento immigrazione: cambiano i governi e le politiche come le stagioni. Per cui è chiaro che se cambia l'atteggiamento, se cambiano le regole, se cambia l'approccio al problema anche chi si imbarca in quest'avventura pensa che ci siano dei margini. Negli Stati Uniti il messicano che varca il confine sa quale sarà il suo destino ci sia Biden o Trump alla Casa Bianca. Da noi no, perché, appunto, abbiamo le stagioni della politica.

Ecco perché un'emergenza epocale come l'immigrazione dovrebbe essere affrontata in una logica di sistema, bisognerebbe concordare delle regole tra maggioranza e opposizione che poi dovrebbero essere rispettate da qualsiasi governo e da qualsiasi maggioranza. Diventeremmo un Paese maturo. Una metamorfosi facile da desiderare, ardua da realizzare.

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