Politica

Saccomanni infanga il Cav (e signora) in trattoria

Lo scivolone del ministro. Il racconto di un testimone: sberleffi contro l'ex premier, battute sulla Pascale

Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni
Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni

Una bottiglia di Chianti doc, per bagnare le pappardelle, e l'atmosfera a tavola vira sul pecoreccio. Anche se seduti ci sono commensali di alto livello, il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni e la sua consorte Luciana Sanguineti, con due coppie di amici «anch'essi noti». Bando a spread, fiscal compact e legge di Stabilità, l'allegra compagnia si gode il pranzo con argomenti più leggeri: le disavventure del «nano», cioè di Silvio Berlusconi, secondo azionista della maggioranza che ha portato Saccomanni da Bankitalia a via XX Settembre.

È successo sabato scorso, in un ristorante di Cetona, borgo medioevale a sud del «Chiantishire», meta della stessa borghesia romana, tendenza radical chic, che d'estate popola Capalbio: politici, manager pubblici, banchieri, scrittori celebrati, giornalisti. «Per mezz'ora - scrive a Libero un lettore che si trovava nel tavolo vicino a quello di Saccomanni - ci siamo dovuti sorbire i loro commenti sulla compagna di Berlusconi (la Pascale, padrona dell'altrettanto celebre Dudù, ndr) e mogli di vari altri politici, tutte le colpe del Pdl e menate varie: il tutto a voce alta e senza discrezione alcuna». Non si registrano imbarazzi dal sobrio ministro, nemmeno di fronte all'osservazione dell'amico, «che bello vedere che a Berlusconi gli stanno facendo un culo come una capanna», anzi, «giù risate compiaciute da parte degli altri cinque», tra cui appunto i coniugi Saccomanni.

Dopo opportuna indagine emergono altri dettagli del pranzo delle beffe (al «nano»), con Saccomanni nell'inedita veste di burlone da trattoria. Le battute della combriccola infilzano altri politici, le loro donne, ma soprattutto la Pascale, definita «una che non spiccica una parola, che non è in grado di mettere una parola dietro l'altra». Difficile immaginare un superburocrate come Saccomanni, sempre attento, pur da ministro, a tenersi alla larga da giudizi sui partiti e sui loro leader, in un contesto del genere. Ma in un pranzo con amici non è una conferenza stampa a Palazzo Chigi, ci si lascia andare. Anche se «a voce alta, senza discrezione alcuna», rivela un'imprudenza insospettabile per un curriculum come quello di Saccomanni: direttore generale della Banca d'Italia, membro del Consiglio direttivo dell'Istituto affari internazionali etc.

Anche lui, invece, scivola sugli sberleffi a tavola diretti al Cavaliere. Come già successo al giudice Antonio Esposito, presidente della seconda sezione della Cassazione. Beccato da Stefano Lorenzetto, suo commensale nel 2009, a raccontare le intercettazioni hard tra ministre del Pdl...

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