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"Sequestro dello smartphone più difficile". Via libera in commissione Giustizia. Cosa cambia

Con l'ok al ddl Nordio, non sarà più il pm a requisire i dispositivi informatici e telematici, bensì il gip: verranno escluse dal sequestro anche chat e mail tra avvocato e cliente

"Sequestro dello smartphone più difficile". Via libera in commissione Giustizia

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Stretta al sequestro di smartphone, computer e tablet che ormai contengono la "vita intera" di una persona. La commissione Giustizia del Senato ha approvato l'emendamento presentato dal relatore Sergio Rastrelli (Fratelli d'Italia) per cui da ora in avanti deciderà il gip - e non più il pm - se requisire o meno i dispositivi elettronici personali di un individuo coinvolto in un'inchiesta giudiziaria. La proposta avanzata dall'esponente di centrodestra farebbe così rientrare tale competenza sulla scelta del sequestro nel regime previsto dalle intercettazioni. Il giudice per le indagini preliminari quindi, a richiesta del pubblico ministero, disporrà "con decreto motivato il sequestro di dispositivi e sistemi informatici o telematici, o di memorie digitali", nel rispetto "del criterio di proporzione". Dopo di che "il decreto che dispone il sequestro è immediatamente trasmesso, a cura della cancelleria, al pubblico ministero, che ne cura l'esecuzione".

"È una norma di civiltà giuridica"

Nel codice di procedura penale si introduce, quindi, un nuovo articolo, il 254 ter sul "Sequestro di dispositivi e sistemi informatici o telematici, memorie digitali, dati, informazioni, programmi, comunicazioni e corrispondenza informatica inviate e ricevute". La commissione Giustizia di Palazzo Madama ha così concluso l'esame del disegno di legge relativo alla disciplina del settore presentato dal senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin che contiene anche la norma che anticipa il controllo del giudice sull'attività della procura ed estende la disciplina che regola l'utilizzo degli ascolti. Nel corso dell'esame è stato anche approvato un subemendamento dello stesso senatore secondo il quale devono essere escluse dal sequestro chat e mail tra avvocato e cliente. Si tratta di una "norma di civiltà giuridica", ha sottolineato proprio il capogruppo di Fi in commissione: "Poi verrà fatta una cernita tra quello che è penalmente rilevante, che finisce nel fascicolo del dibattimento, e quello che non lo è e deve rimanere riservato".

Intercettazioni, il percorso del ddl Nordio

Già nelle scorse settimane la medesima commissione aveva già dato l'ok una parte delle proposte di rivelante modifica riferite all'articolo 2 del disegno di legge voluto dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che riguarda tra le altre cose il divieto di pubblicazione delle intercettazioni anche di terzi e la riforma della disciplina della custodia cautelare in carcere. L'intervento più importante è quella che il via libera alla riformulazione proposta dall'azzurro Zanettin ad un suo emendamento per rendere ancora più chiara la norma che punta a modificare il codice penale (articolo 268): via dai verbali, e dunque dal fascicolo del processo, ogni riferimento a terzi non indagati che risultino dalle intercettazioni effettuate.

Se fino ad oggi era consentito, dopo l'udienza preliminare, fare conoscere all'opinione pubblica gli atti non coperti da segreto e le intercettazioni acquisite regolarmente, con la futura approvazione dell'articolo 2 del ddl Nordio, invece, non si potrà più: il divieto di pubblicazione si estende a tutte le intercettazioni che non sono "riprodotte nelle motivazioni" di un atto del giudice o "utilizzate nel corso del dibattimento".

Una tutela in più a garanzia degli imputati e di terze persone.

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