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Gli svarioni su Brindisi: dal terrorismo alla mafia

All'indomani dell'attentato di Brindisi, il comico genovese e Di Pietro hanno tirato fuori l'ipotesi dello stragismo, Ingroia e Veltroni della mafia

Gli svarioni su Brindisi: dal terrorismo alla mafia

La gatta frettolosa fa i gattini ciechi. E in effetti di fretta ne ha avuta parecchia Beppe Grillo. All'indomani dell'attentato all'Istituto Falcone-Morvillo di Brindisi, il comico genovese si è scatenato, scrivendo un post sul suo blog pieno di allusioni e connessioni.

Con cosa? Con lo stragismo. "Questa bomba ricorre in un periodo storico molto simile a quello del ’92/’93. Furono le bombe del Pac di Milano, dei Georgofili a Firenze allora a precipitarci in un ventennio infame di cui stiamo pagando le conseguenze e a impedire ogni cambiamento. Spero che Brindisi, che segue l’attentato a Adinolfi a Genova, non sia l’inizio di una militarizzazione del territorio, di leggi speciali, di neo terroristi e di depistaggi. Cui prodest questo attentato? Alla criminalità brindisina il cui territorio sarà controllato da tutti corpi di Polizia per mesi? Alla mafia siciliana che si vendica così della commemorazione della morte di Falcone? Cui prodest la morte di una ragazza che andava a scuola?

E poi ancora il leader del Movimento 5 stelle scriveva: "Nel ventennale della strage di Capaci, a Brindisi era attesa una carovana anti-mafia proveniente da Roma. Coincidenze? Io ho smesso di crederci da tempo, da quando ho visto da bambino per la prima volta Andreotti in televisione. Ancora una volta non siamo stati in grado di proteggere i nostri ragazzi. Gli italiani lo pensano e io lo dico: da tempo ci si aspettava una bomba come questa, era nell'aria elettrica come prima di un temporale. Le indagini ci diranno chi sono i colpevoli. La prima pista è quella della criminalità organizzata. Io spero che siano trovati i delinquenti che l'hanno collocata e i mandanti. Soprattutto i mandanti. Le stragi, e questa poteva esserlo se l'esplosione fosse avvenuta pochi minuti più tardi con l'arrivo di altri pullman di studenti, in Italia hanno sempre avuto colpevoli, ma non mandanti. Da piazza Fontana, alla stazione di Bologna, a piazza della Loggia, a Capaci, a via D'Amelio".

Insomma, l'accostamento con lo stragismo è più che evidente. Poco tempo dopo, il comico genovese ha scritto un altro post dal titolo evocativo (tratto da una canzone di Antonello Venditti): "Bomba o non bomba, arriveremo a Roma".

In maniera quasi diretta, Grillo ha scritto che "nell'aria c'è odore di zolfo, ma il cambiamento non si può arrestare" e "se tre indizi (il ferimento di Adinolfi a Genova, la bomba di Brindisi e le continue esternazioni sul ritorno del terrorismo) fanno una prova, allora ci sono ottime probabilità del ritorno di una stagione stragista".

Ecco ricomparire l'ipotesi stragista. "Nei momenti di cambiamento o meglio in cui il cambiamento si manifesta possibile, le forze che vogliono mantenere gli interessi costituiti, economici e politici, bussano alla porta con grande energia. Le bombe e gli attentati sono il loro biglietto da visita".

Allo stato attuale delle cose però, pare che la previsione del leader del Movimento 5 stelle sia stata (fortunatamente) errata: non c'è nessuna forza che vuol mantenere gli interessi costituiti, ma solo un benzinaio di 68enne di Lecce che ha azionato le bombe con un telecomando e ha ucciso l'innocente Melissa.  

Ma Grillo non è l'unico che è incorso nella fretta di analisi. "Ora o mai più bisogna essere tutti uniti contro questa strage, questo attacco alle istituzioni, non solo per difendere il Paese da questo ritorno stragista e terroristico. O la stronchiamo immediatamente, questa fase terroristica, o il nostro Paese è destinato a una guerra civile", aveva tuonato l'ex pm Antonio Di Pietro.

"Per mettersi sul mercato, la mafia potrebbe voler dimostrare di essere ancora forte e quindi di fare sentire la propria voce come la mafia sa fare: battendo il pugno sul tavolo come la mafia sa fare, cioè a colpi di bombe", aveva sentenziato il sostituto procuratore di Palermo, Antonino Ingroia.

Anche Walter Veltroni fornì la sua disamina: "Tutto fa pensare, cominciando all’uso di un telecomando ad un attentato, da collocare in una dimensione terroristico mafiosa.

Io sono mesi che sostengo che la situazione italiana è analoga, e per certi versi persino più drammatica, di quella del ’93".

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